tag:blogger.com,1999:blog-75384217375928184152024-03-04T01:25:40.691+01:00Appunti e altre storieQuesto blog fa parte del progetto "A piedi nudi" di SimonaEmmeSimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.comBlogger17125tag:blogger.com,1999:blog-7538421737592818415.post-41753365340759305132021-06-28T17:47:00.015+02:002021-06-29T07:33:55.690+02:00Letture<p style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; color: #383838;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQLFAfXibItcadjVSIzX8Kjumr8q-gg2eH7sA7h2szMlZJhbtGbt9x2wEGiZpZUlHafu-5k4PHm2b7Sa8IEf4Vx8YhLQ5UaThWWQhbDaxYIXUrbmoAPMctu55FrM5v109R7BgRS9j4tQwq/s1004/1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1004" data-original-width="1004" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQLFAfXibItcadjVSIzX8Kjumr8q-gg2eH7sA7h2szMlZJhbtGbt9x2wEGiZpZUlHafu-5k4PHm2b7Sa8IEf4Vx8YhLQ5UaThWWQhbDaxYIXUrbmoAPMctu55FrM5v109R7BgRS9j4tQwq/s320/1.jpg" /></a></div><span style="background-color: white; color: #383838; font-family: courier;"><p style="text-align: justify;"><span style="background-color: white; color: #383838; font-family: courier;"><br /></span></p>"L'apicoltore" di Maxence Fermine</span><p></p><p style="text-align: left;"><span style="font-family: courier;"><span face="Karla, sans-serif" style="background-color: white; color: #383838; text-align: justify;">Aurélien Rochefer</span><span face="Karla, sans-serif" style="background-color: white; color: #383838; text-align: justify;"> vive in Provenza, alla fine dell'Ottocento, e vuole fare l'apicoltore.</span><span face="Karla, sans-serif" style="background-color: white; color: #383838; text-align: justify;">Tra</span><span face="Karla, sans-serif" style="background-color: white; color: #383838; text-align: justify;"> sogni e aspirazioni, finisce in Africa, dove incontrerà mercanti, uomini potenti e la Regina delle Api.</span></span></p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;"><span style="font-family: courier;">“L’apicoltore” è una fiaba di una bellezza struggente. Un racconto breve capace di contenere più storie: quella del deserto, dell’acqua, della follia, dell’avidità, della sensualità, della speranza, dell’amore e del miele. Maxence Fermine ha il dono della sintesi, riesce in poche pagine a trasmettere l’essenza dell’oro, dare forma ai desideri. Aurélien rincorre i propri sogni, anche a costo di perdere tutto.</span></p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px; text-align: justify;"><span style="font-family: courier;">Un mattino di gennaio, Aurélien trovò nella neve un’ape morta. Era vestita d’oro e di nero, autentica gemma di fuoco in un oceano di candore. La prese delicatamente col pollice e l’indice di una mano e la posò sul palmo dell’altra. A contatto con la sua pelle, l’ape congelata si infranse come vetro. Quando Aurélien aprì la mano e la voltò verso il suolo, vide con tristezza un pizzico di polvere d’oro brillare nell’aria e svanire sulla neve.</span></p></blockquote><p><span style="font-family: courier;">***</span></p><p><span style="font-family: courier;"> <span face="Karla, sans-serif" style="background-color: white; color: #383838;">“Novella degli scacchi” di Stefan Zweig</span></span></p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;"><span style="font-family: courier;">Una partita a scacchi in mezzo all’oceano e due giocatori dal passato differente. Il primo è Czentovic, uno scacchista di fama mondiale; il secondo è il dottor B., che conosce gli scacchi per disperazione. Zweig ci racconta, attraverso un lungo flashback, l’isolamento del dottor B. da parte della Gestapo e le sue innumerevoli partite solitarie che lo conducono presto al delirio.<br />Czentovic è un ex contadino russo, con un unico talento: gli scacchi.</span></p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;"><span style="font-family: courier;">“Novella degli scacchi” è un piccolo capolavoro in cui lo scrittore descrive la battaglia tra due personalità diverse: una ingenua, ignorante e ruvida, l’altra sensibile, borghese e con una fervida immaginazione. Per entrambi gli scacchi sono una salvezza.<br />Nella sua brevità Zweig riesce a cogliere le sfumature dell’animo umano, attraverso un ritmo serrato, una scrittura sensibile e appassionante.</span></p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px;"><span style="font-family: courier;">“Io – gioco – a scacchi nel senso più letterale del termine, mentre gli altri, i veri giocatori di scacchi, fanno sul serio.”</span></p></blockquote><p><span style="font-family: courier;">***</span></p><p><span style="font-family: courier;"> <span face="Karla, sans-serif" style="background-color: white; color: #383838;">“Finché il caffè è caldo” di Toshikazu Kawaguchi</span></span></p><p style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em;"><span style="font-family: courier;">Ed. Garzanti</span></p><p style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em;"><span style="font-family: courier;">Le 5 regole da seguire</span></p><p style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em;"><span style="font-family: courier;">– sei in una caffetteria speciale. C’è un unico tavolino e aspetta solo te.<br />– siediti e attendi che il caffè venga servito.<br />– tieniti pronto a rivivere un momento importante della tua vita.<br />– mentre lo fai ricordati di gustare il caffè a piccoli sorsi.<br />– non dimenticare la regola fondamentale: non lasciare per alcuna ragione che il caffè si raffreddi.</span></p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;"><span style="font-family: courier;">Le rigide regole scoraggiano la maggior parte di quelli che conoscono le potenzialità del locale. La storia, infatti, è costruita su una manciata di personaggi. L’amore e l’empatia sono i veri protagonisti del libro.<br />Il romanzo ci insegna che il tempo va gustato a piccoli sorsi. Ogni momento, ogni istante della nostra vita è importante. I personaggi tornano indietro nel passato non per cambiare il presente, ma per affrontare meglio il futuro. E se non può mutare la realtà, cambia la testa dei protagonisti. Gli esseri umani possono superare qualsiasi difficoltà, riconciliandosi con il proprio destino.<br />Il meccanismo del viaggio nel tempo è confinato in un piccolo caffè, nonostante la trama un po’ folle, la narrazione è commovente.</span></p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;"><span style="font-family: courier;">***</span></p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;"><span style="color: #383838; text-align: start;"><span style="font-family: courier;">“Sortilegi” di Bianca Pitzorno</span></span></p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;"><span style="font-family: courier;">Sono rimasta colpita dalla scrittura di Bianca Pitzorno. Nel racconto “La strega” utilizza un linguaggio quasi seicentesco. Descrive gli abiti, il cibo, le erbe, gli usi e i costumi del 1600. La cura dei dettagli è impeccabile. Ne “La strega”, attraverso la vita di Cate e Lorenzo, conosciamo la crudeltà, la fame, la malattia (la peste del 1600), la paura e l’ignoranza. Bianca Pitzorno ci regala così un affresco di un’epoca buia. “La strega” non è una semplice novella, non ci spinge ad amare i protagonisti, a tifare per loro. Non ci immedesimiamo, come accade in “Lois la strega” di Gaskell, ma osserviamo, impotenti, l’orrore. L’autrice, in questo modo, dà voce a tutte quelle donne condannate per stregoneria. Bianca Pitzorno è una scrittrice curiosa, attenta ai dettagli, lo si evince dalle sue letture, tra cui i saggi e i documenti originali sulle streghe, ad esempio il terribile Malleus Maleficarum. Ha letto verbali, come i processi a Giovanna d’Arco o a Gostanza, la strega di San Miniato. Ha attinto dalle “Lettere al padre” di Virginia Galilei, figlia di Galileo per le descrizioni. Insomma, dietro al suo racconto c’è un mondo di riflessioni, testi, conoscenza e passione. La differenza tra una romanziera e una scrittrice di romanzi storici sta nelle sfumature, nelle piccole cose. Mi è capitato di leggere libri in cui la bella di turno, protagonista seicentesca, si cambia d’abito e si lava più volte al giorno, quando in molte zone d’Italia l’acqua corrente arrivò nelle contrade negli anni 40 del novecento o molte case di ringhiera, fino a 40 – 50 anni fa, avevano i servizi igienici in comune.<br />La seconda novella, “La maledizione”, prende spunto da un ricamo del XIX secolo che si trova nella città di Sassari. Il racconto, contrariamente al precedente, è quasi fiabesco. Questa volta a trionfare è l’amore.<br />Nell’ultimo racconto , “Profumo”, c’è tutta la cura, la magia e la nostalgia delle “nostre radici” . Sono riuscita a sentire l’odore dei biscotti di vento.</span></p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;"><span style="font-family: courier;">***</span></p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;"><span style="color: #383838; text-align: start;"><span style="font-family: courier;">“La scatola dei bottoni di Gwendy” di Stephen King e Richard Chizmar</span></span></p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;"><span style="font-family: courier;">È una lettura “leggera” che, come spesso accade nei racconti o romanzi brevi, vorresti non finisse mai. Non comprendo alcuni critici, che si lamentano della lunghezza dell’opera. Per certe persone “Seta” di Baricco, “Ali” di Mishima, “Neve” di Fermine, o “Kitchen” di Banana Yoshimoto sono romanzi inconsistenti, in quanto diversamente lunghi (mi domando, allora, perché li leggano). Non sarà il migliore King, tuttavia la trama si dipana in un crescendo di tensioni e attese. Lo scrittore ancora una volta dimostra una fantasia sfrenata, attraverso un linguaggio scorrevole e convincente. Anche se la novella è scritta a 4 mani da Richard Chizmar e King, lo stile di quest’ultimo si riconosce già dall’ ambientazione: Castle Rock. Gli ingredienti dell’autore ci sono tutti: l’infanzia, l’adolescenza, il bullismo, l’amicizia, l’orrore, il terrore verso l’ignoto. Come Johnny de “La zona morta” Gwendy si ritrova a portare il fardello della responsabilità, che è, in fondo, la vera protagonista del romanzo.</span></p><p style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em;"><span style="font-family: courier;">Da leggere!</span></p>SimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7538421737592818415.post-15968976439311951382021-05-03T17:53:00.005+02:002021-05-03T17:53:46.629+02:00Teresa degli oracoli di Arianna Cecconi<p> <span style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; text-align: justify;">Teresa, ormai anziana, ha una memoria che si scioglie per strada. Forse, è per questo che decide di sdraiarsi sul letto e di restarci in silenzio. In punto di morte, le figlie, la cugina, la nipote e la badante si stringono a lei.</span></p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Questa è una storia di donne. Ognuna conserva nel proprio intimo un segreto, un senso di colpa, qualcosa che le fa vivere a metà.</p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">“Teresa degli oracoli” ha un che di miracoloso. E’ un affresco nel quale ci si perde volentieri, attraverso costumi, ricordi, dolori e nostalgie. Arianna Cecconi riesce a narrare con grande autenticità le fragilità e i punti di forza dei personaggi, senza mai cadere nello scontato. La sua non è una prosa semplice e asciutta, ma colorata, corposa, intima, a tratti fiabesca. In una parola: viva. Ogni protagonista ha una sua peculiarità. Troviamo, ad esempio, Irene, nata con dodici dita ai piedi, che ascolta i sogni e li raccoglie; Flora, che si muove con naturalezza nei campi e che ha perso il cuore per Andrea o Teresa che ha <em>amato quattro volte di meno</em>.</p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px;">Pilar diceva che Irene aveva la malattia del vento. Non poteva stare nello stesso luogo per troppo tempo e così doveva seguire il vento che si portava addosso. Zia Flora invece generava vento, ma era impiantata nella terra – troppo robuste e pesanti le sue radici, avevano fatto un nodo intorno alla casa.</p></blockquote><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Nello stringersi a Teresa, le donne si abbandonano ai ricordi, ricostruiscono il passato, superando segreti e sensi di colpa. “Teresa degli oracoli” non è un semplice romanzo, ogni capitolo è intriso di quegli episodi e piccole cose che compongono un’intera esistenza. Ogni pagina ha dentro di sé la magia del racconto.</p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px;">… Dopo qualche giorno, accanto alla conchiglia dell’Amazzonia, Rusì appese con un filo di cotone una statuina di Padre Pio. La conchiglia e Padre Pio penzolavano insieme e ogni tanto il gatto faceva agguati all’una e all’altro, lasciando graffi sul collo del frate. Qualche settimana dopo si aggiunse una boccettina di un liquido verdastro, il giorno successivo la boccetta era sorvegliata dallo sguardo di Santa Lucia e via così finché negli anni il letto di nonna si tramutò in un albero di Natale fuori stagione, un santuario con tutte le divinità. Pezzettini di corteccia, semi rossi e neri, l’immagine di San Martino, un calzino di bimbo, la foto delle stigmate, ampolle di acqua di luoghi santi, Gesù crocefisso ai piedi del letto che sfiorava un piccolo lama di stoffa. Un mattino era apparso anche un ovetto bianco: un baco da seta, come quelli che si allevavano alla Benvenuta quando la nonna era giovane. Nessuna ammise mai di averlo portato.</p></blockquote><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Arianna Cecconi riesce, dove altre autrici hanno fallito, a trasportarci in un regno femminile colmo d’amore e attenzioni, nonostante i segreti, le omissioni e le bugie.</p><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;">***</p><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;"><span style="font-weight: 700;">La mia critica appassionata</span></p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Questo è uno di quei romanzi, con “L’estate incantata” di Bradbury, che ho centellinato perché volevo non finisse mai. Mi piacerebbe, e lo dico con il cuore, che qualcuno dicesse a Arianna Cecconi quanto mi è piaciuto il suo romanzo, quante lacrime ho versato (ho pianto anche perché non scriverò mai così).</p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px;">“Che cos’è il senso di colpa?” Pilar le aveva chiesto un giorno perché diceva che sulle sue montagne peruviane quella cosa non esisteva. “E’ quando ti lasci scavare dagli sguardi e dalle parole cattive, e ti convinci che sono vere. Quando accusi la tua bocca di stare zitta e di non ribellarsi alla calunnia. Quando sai che la tua tristezza è contagiosa, ferisce chi ami, ma non puoi farne a meno.”</p></blockquote><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Ho sofferto e tifato per tutte le donne del racconto, soprattutto per Flora, Pilar e Teresa. Mi sono immersa completamente nella narrazione. Ho sentito l’odore della casa del fico; ho atteso il segreto delle “ricette” andine; ho apprezzato l’animismo di cui si nutre il romanzo. Sono sempre stata attratta dalla teoria “del guscio e della seta” (mia nonna materna lavorava nei bachi da seta), e trovare certe analogie mi ha fatto sentire “compresa”. Ho amato gli oracoli di Teresa: quello scritto sulla pelle, quello portato dal vento, quello fatto di nebbia e quello che diviene fulmine. Mi sono rivista nelle donne di questa grande famiglia, forse perché anch’io do un nome ai luoghi, alle stanze, alle cose o mi circondo di ninnoli, piume, ali, sassi, conchiglie, ossa, fossili e ricordi. O forse perché, come le protagoniste, sono fatta di bozzoli, vento, terra e sabbia. O, ancora, perché in un’altra vita avrei voluto fare l’antropologa come l’autrice.</p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Regalai non so a quante persone “L’estate incantata” di Ray Douglas Bradbury, la maggior parte non vedevano/vedono quello che vedo io. Pensavo che avrei cambiato idea, come, è accaduto con “Kitchen” di Yoshimoto o “Seta” di Baricco (per chi non lo sapesse a me piace Baricco), invece “L’estate incantata”, nonostante siano passati più di trenta anni, è rimasto il mio libro preferito. Ancora oggi cito alcuni episodi come “la macchina della felicità” o “il drago che ha inghiottito il cigno”, e ancora oggi per descrivere qualcosa utilizzo: “aveva quel certo tocco”.</p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px;">Era una mattina tranquilla e la città era ancora avvolta nel buio, infilata a letto. Il tempo diceva che era estate: il vento aveva quel certo tocco e il respiro del mondo era lungo, caldo e lento.</p></blockquote><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Forse si è semplicemente portati… “Teresa degli oracoli” mi somiglia, come mi somigliava “L’estate incantata” di Bradbury quando avevo l’età di Douglas Spoulding. Forse amiamo certe letture, perché, in fondo in fondo, parlano di noi.</p><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;">***</p><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;"><span style="font-weight: 700;">Su “A piedi nudi – Facebook” – giorni fa – la mia quasi critica di pancia</span></p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px;">Teresa dormiva come i delfini che hanno il cervello diviso a metà. Metà dormono e metà nuotano, metà stanno in fondo al mare e metà si spingono verso la superficie. Anche la nonna metà sognava e metà ci ascoltava, metà dormiva e metà vegliava su di noi. Fuori aveva gli occhi chiusi, e dentro erano aperti.</p></blockquote><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;">Non so, mi meraviglio sempre che certe scrittrici, come Carys Davies (il suo “West”mi rapì) e Arianna Cecconi non siano famose quanto Isabel Allende. Non capisco il successo di alcuni libri come “Va dove ti porta il cuore”, “Twilight” o “L’uomo che sussurrava ai cavalli”. Per me, e sottolineo per me, sono più scandalosi delle “sfumature”. Vabbè, i gusti sono gusti e quelle cose là. Non capisco le critiche scialbe, dove una tizia scrive che Arianna Cecconi ha una scrittura semplice. Semplice? “Il vento accarezza i rami degli alberi” è una frase semplice o “la mamma compra il latte” è un periodo semplice. Soggetto predicato e complemento. La mia, cazzo, è una scrittura semplice (sempliciotta, va), non quella di Arianna, che ha pure un bel nome che inizia per A e finisce per A (cose mie). E io mi incazzo come un’Ape <img alt="🐝" height="16" src="https://static.xx.fbcdn.net/images/emoji.php/v9/t1f/1/16/1f41d.png" style="border: 0px; height: auto; max-width: 100%;" width="16" />, per questo, da che mondo è mondo, di rado parlo di cinema (ci metto troppa passione) e di letteratura. Che poi, a parte qualche eccezione, certi critici, dio santo, quando leggono che leggono? Ok, faccio un bel respiro. Dove ero rimasta? Sto leggendo questo piccolo, grande gioiello, che è qualcosa di miracoloso. Non è “eccessivo” come “La donna degli alberi”. Arianna Cecconi non ha una scrittura iperbolica come quella di Marone (che per carità ho amato, ma talvolta è fine a se stessa, e lo dice una logorroica) ma manco è “semplice”, perché semplice in questo caso suona come un’offesa. È poesia, come quella di Marquez, Allende o Erri De Luca. Respiro. Leggenda. Amore. Poesia. Che meraviglia.</p><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;">***</p><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;">Grazie Arianna, di cuore. Grazie davvero.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs3Ld5FACgGNlxGk3mJs93zNIv0ziiTRg7BHYklQ9HCHWkNDo5N2BkrzCeky5gOjJ_IM6aaGM0Ua1vOVNq0_54xzjNO3Yj7Dg4C4XViDrt-FH4V3VM31lVeAPTfpRSq-TTBE0NramxyL9G/s1004/2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1004" data-original-width="1004" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhs3Ld5FACgGNlxGk3mJs93zNIv0ziiTRg7BHYklQ9HCHWkNDo5N2BkrzCeky5gOjJ_IM6aaGM0Ua1vOVNq0_54xzjNO3Yj7Dg4C4XViDrt-FH4V3VM31lVeAPTfpRSq-TTBE0NramxyL9G/s320/2.jpg" /></a></div><br /><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;">Per i commenti: <a href="https://apiedinudi.blog/2021/05/03/teresa-degli-oracoli-di-arianna-cecconi/">https://apiedinudi.blog/2021/05/03/teresa-degli-oracoli-di-arianna-cecconi/</a></p>SimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7538421737592818415.post-21429936506858516792021-05-03T17:50:00.002+02:002021-05-03T17:50:57.425+02:00Il ballo delle pazze di Victoria Mas<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrmiJqG_rJanMUlWywKC_wQp4msTNzp-ztFfi7Rvr34mhQPFAqmBJ8mY7wKOLUf8iXLoiJOfoQXt6bI6pd05h16G0duIdWPD16rb9FEtqcQT9yXnPvvi58Csv8zg4CM1YT6E0V2RKtnZke/s1024/1-29.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="727" height="475" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrmiJqG_rJanMUlWywKC_wQp4msTNzp-ztFfi7Rvr34mhQPFAqmBJ8mY7wKOLUf8iXLoiJOfoQXt6bI6pd05h16G0duIdWPD16rb9FEtqcQT9yXnPvvi58Csv8zg4CM1YT6E0V2RKtnZke/w339-h475/1-29.jpg" width="339" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Eugénie, Geneviève, Thérèse e Louise, pur avendo trascorsi differenti, sono accomunate dallo stesso destino: l’ospedale della Salpêtrière. In quel manicomio femminile ci finiscono soprattutto le donne rifiutate, e poi dimenticate, dalla famiglia e dalla società: le vedove, le prostitute, le violentate, le reiette, le scomode e le anticonformiste. La loro sorte è stata decisa dagli uomini.</p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">L’autrice ne “Il ballo delle pazze” racconta il mondo femminile di una Parigi di fine ottocento (1885), un mondo in cui alle donne non è permesso esprimere un’opinione, parlare in pubblico e alzare la testa. L’ospedale della Salpêtrière è a servizio del romanzo e dei personaggi. Jean-Martin Charcot e Joseph Babinski, accennati più volte nel libro, sono realmente esistiti. Entrambi medici, insegnarono presso l’ospedale di Salpêtrière. Charcot si interessò all’isteria, tra le sue pazienti ci fu una certa Louise Augustine Gleizes. La donna venne molestata a dieci anni e violentata dall’amante della madre a tredici. Fu più volte ipnotizzata dal noto medico francese, e fotografata, per dimostrare la presunta isteria. Quando Gleizes non accettò più di essere ripresa, venne messa in isolamento. Nel 1880 scappò dall’ospedale, travestita da uomo. I fatti reali del manicomio si mescolano in questo romanzo, che Victoria Mas racconta con una scrittura* diretta, scorrevole e asciutta. Il manicomio diventa, così, nelle mani della scrittrice, un luogo di aggregazione, una sorta di casa, per quelle donne escluse da una società misogina e incapace di amare.</p><figure class="wp-block-image size-large" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin: 0px 0px 1em;"><br /></figure><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Louise, che in qualche modo riveste i panni della giovane Augustine, è la cavia della scienza, dove gli spettatori sono ancora una volta uomini. Thérèse potrebbe essere una delle prostitute descritte da Zola. Eugénie è la donna emancipata, pronta a combattere per un nuovo mondo, mentre Geneviève è il confine tra il passato e il futuro.</p><figure class="wp-block-image size-large" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin: 0px 0px 1em;"><figcaption style="color: inherit; font-size: 14.25px; font-style: italic; margin-bottom: 1em; margin-top: 0.5em; text-align: center;"><br /></figcaption></figure><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;">*Ho apprezzato l’uso del “presente”.</p><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;">***</p><figure class="wp-block-image size-large" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin: 0px 0px 1em;">Appunto – fine ottocento</figure><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Tra suggestioni medievali, languori romantici, incanti mostruosi e regole ottocentesche, la donna, nonostante i primi accenni di emancipazione femminile, è percepita come musa o meretrice, moglie o religiosa. Perfino l’isteria è visto come un disturbo dell’utero, tanto da spingere i medici ad optare per “l’isterectomia”. Metodo utilizzato anche per sconfiggere la sindrome premestruale, all’epoca definita “malinconia mestruale”. Nel 1843 Charles Clay, a Manchester, esegue la prima isterectomia addominale, senza anestesia. Il medico sostiene di non utilizzare il cloroformio, giacché una donna capace di gestire il dolore recupererà più velocemente. La paziente muore di emorragia.</p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;">Quando leggiamo queste storie di ordinaria follia, non dobbiamo stupirci dell’ambiente misogino in cui si muovono le protagoniste: mogli, amanti, figlie, sorelle.</p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;">***</p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;">Per commentare, trovate il post su A piedi nudi: <a href="https://apiedinudi.blog/2021/04/23/il-ballo-delle-pazze/">https://apiedinudi.blog/2021/04/23/il-ballo-delle-pazze/</a></p>SimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7538421737592818415.post-32596251925913594602021-04-15T18:11:00.002+02:002021-10-08T13:49:10.194+02:00Il sogno di Nova<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiETAIgt3IhchOikHEY1r-k4Bf9mol0bRXi8rkZVJ7BSUJoP_kq45yP9sie6oEctGHdzcWjReYk3ngZYzmHLtaAiQnCiSQpGG0nwL6WjrIBCDEacZ3JaT9fUyVtXPTmsQLtnusWZ4peuGxo/s1024/nova+%25281%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="683" data-original-width="1024" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiETAIgt3IhchOikHEY1r-k4Bf9mol0bRXi8rkZVJ7BSUJoP_kq45yP9sie6oEctGHdzcWjReYk3ngZYzmHLtaAiQnCiSQpGG0nwL6WjrIBCDEacZ3JaT9fUyVtXPTmsQLtnusWZ4peuGxo/s320/nova+%25281%2529.jpg" width="320" /></a></div><br /><div style="text-align: left;"><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #383838;">“</span><span style="color: #383838;"><span face="Karla, sans-serif"><span style="font-size: 14pt;">Il
sogno di Nova” è un superbo racconto di genere. Massimo Valentini
utilizza il tipico linguaggio fantascientifico per descrivere un
mondo abitato da macchine e esseri umani robotizzati. I protagonisti,
Nova e Maximilian, si muovono sotto una pioggia perenne tra
ologrammi, capsule oniriche, piante marziane e braccia meccaniche.
Siamo nel 2446, gli esseri umani convivono con le macchine e sono
essi stessi in parte degli “automi”.</span></span></span>
</p></div><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Lo scrittore si chiede cosa sia un essere umano. Indaga sui sentimenti e le emozioni del singolo rispetto alla realtà che lo circonda. Maximilian è “un intero”, non ha organi artificiali, braccia o mani robotiche, né si è fatto installare un sistema per il controllo delle emozioni. Nova è una creatura diversa sia dagli esseri umani che dalle macchine. Entrambi, per motivi differenti, fuggono da una società ostile.</p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">“Il sogno di Nova” potrebbe essere, per l’atmosfera, una costola di “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” (conosciuto anche come “Il cacciatore di androidi”) di Philip K. Dick (da cui è stato tratto il film “Blade Runner”), ma anche un episodio di “Electric Dreams”. Sebbene non mi piaccia cadere nella trappola dei paragoni, è difficile non vedere nella scrittura di Valentini l’universo creato da Dick. Pur non essendo un’esperta di fantascienza, ho ingoiato “Il sogno di Nova” nel giro di poche ore. Valentini è uno straordinario narratore, riesce a condurti all’interno della scena, che sia di azione o romantica poco importa, ti ritrovi scaraventato nel suo mondo. E’ uno scrittore puro.</p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px;">Un vento sottile correva per la strada deserta il cui asfalto, lucido di pioggia, riluceva sotto i raggi lunari. I caleidoscopici cespugli di xenorose oscillavano con movenze spettrali nel giardino ben curato, rischiarando le sagome degli alberi imponenti che svettavano ai lati del muro di recinzione.</p></blockquote><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">La fantascienza, a differenza di altri generi, ha la capacità di farci ragionare. Negli anni cinquanta del novecento ci si domandava se era etico migliorare le parti del corpo. Inizialmente la chirurgia estetica serviva a ricostruire zone danneggiate, compromesse (rinoplastica, mastoplastica ecc) per incidenti o malattie. Oggi si ricorre soprattutto per abbellire e modificare quello che non piace, anche con iniezioni di botulino e collagene. “Il sogno di Nova” racconta la vanità dell’essere umano, della sua inadeguatezza e fragilità. Cosa ci rende umani? Cosa lasciamo al nostro passaggio?</p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Questo libro merita di essere letto.</p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px;">Mentre scivolava nell’incoscienza gli piacque pensare a quella figura come all’ultima donna sulla Terra senza acciaio né plastica, con un cuore vero. Un’illusione, era solo questo. Eppure, anche se per pochi istanti, si lasciò curare dall’idea che fosse reale e si assopì dolcemente.</p></blockquote><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;"><em>In alcuni punti mi ha ricordato il buon vecchio Bradbury (non sono di parte 😉 ).</em></p><figure class="wp-block-image size-large" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin: 0px 0px 1em;"><br /></figure><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;">***</p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0.875em; margin-top: 0px;">Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l’albero o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là. Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno, purché si cambi qualche cosa da ciò che era prima in qualcos’altro che porti poi la nostra impronta. La differenza tra l’uomo che si limita a tosare un prato e un vero giardiniere sta nel tocco, diceva. Quello che sega il fieno poteva anche non esserci stato, su quel prato; ma il vero giardiniere vi resterà per tutta una vita.</p><cite style="color: currentcolor; display: block; font-size: 0.8125em; font-style: normal; font-weight: 700; margin-bottom: 0px; margin-top: 1em; position: relative;"><em>Fahrenheit 451</em> di Ray Douglas Bradbury</cite></blockquote><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;">***</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6s2PU5Md5Fc0KGQp8YTgwRqZOCSdI7nbMXUvGjdyki7bwmZ6xf9e2HDgE39avTFmqgvSfBD9JM-jrhwKN_NnWIV8gd7NHCwBZ9LEvM3hCaSah6_T3F-jzQR-tK0GwgBDOmkHCwGb06J1-/s1024/2-1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="877" data-original-width="1024" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6s2PU5Md5Fc0KGQp8YTgwRqZOCSdI7nbMXUvGjdyki7bwmZ6xf9e2HDgE39avTFmqgvSfBD9JM-jrhwKN_NnWIV8gd7NHCwBZ9LEvM3hCaSah6_T3F-jzQR-tK0GwgBDOmkHCwGb06J1-/s320/2-1.jpg" width="320" /></a></div><br /><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;"><br /></p><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;">Links:</p><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;"><a href="https://www.facebook.com/Massimo-Valentini-Scrittore-e-Reporter-freelance-487697327964088" rel="noreferrer noopener" style="background-color: transparent; color: #0087be; text-decoration-line: none;" target="_blank">https://www.facebook.com/Massimo-Valentini-Scrittore-e-Reporter-freelance-487697327964088</a></p><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;"><a href="https://www.saggeseeditori.it/fantascienza/il-sogno-di-nova/?fbclid=IwAR28555O1--zUeYmmFZ9BIl28-QIeJJzY85W9DJ0ItRh-Hv7zbUeaKhTPWY" rel="noreferrer noopener" style="background-color: transparent; color: #0087be; text-decoration-line: none;" target="_blank">https://www.saggeseeditori.it/fantascienza/il-sogno-di-nova/?fbclid=IwAR28555O1–zUeYmmFZ9BIl28-QIeJJzY85W9DJ0ItRh-Hv7zbUeaKhTPWY</a></p><figure class="wp-block-embed is-type-rich is-provider-amazon-kindle wp-block-embed-amazon-kindle" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin: 0px 0px 1em;"><div class="wp-block-embed__wrapper" style="position: relative;"><div class="embed-amazon"><br /></div></div></figure><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em;">IL SOGNO DI NOVA:</p><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px;">Casa Editrice: Saggese Editore</p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Progetto grafico ed impaginazione: Luca D’Argenio (copertina stupenda. Non è il mio genere, ma è stupenda).</p>SimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7538421737592818415.post-89185486846309916252021-04-07T16:26:00.003+02:002021-04-07T16:26:57.449+02:00Verso un'altra estate di Janet Frame<p><span style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; text-align: justify;">Grace Cleave abita a Londra. I capelli stanno prendendo il colore della polvere. Il suo romanzo è fermo da tempo, qualcosa si è intromesso nella sua vita. Philip Thirkettle la invita a trascorrere un fine settimana a Relham, senza sapere che alla donna non piace stare in mezzo alla gente. Così si ritrova a dividere lo stesso spazio con un marito, una moglie e due figli. Col passare del tempo Grace si trasforma in un uccello migratore…</span></p><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Frame fu internata per otto anni in un istituto psichiatrico, dopo una diagnosi per schizofrenia. Grazie ai suoi racconti scampò alla lobotomia. “Verso un’altra estate” è il romanzo che Janet Frame vietò di rendere pubblico perché troppo intimo.</p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px;"><span style="font-weight: 700;">“Un fine settimana a Relham, con Philip Thirkettle, sua moglie Anne, il padre di lei, Reuben, e forse – Grace non lo sapeva – uno o due figli: sembrava la promessa di un incubo”.</span></p></blockquote><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Janet Frame mette la propria vita a disposizione del romanzo. La sua è una scrittura personale, poetica, sensibile, colma di riflessioni. Intravediamo, attraverso gli occhi di Grace, lo stato d’animo della scrittrice.</p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px;">“<span style="font-weight: 700;">In Nuova Zelanda ero una matta conclamata. Tornare indietro? Mi hanno consigliato di vendere cappelli per la mia salvezza”.</span></p></blockquote><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">In “Verso un’altra estate” la protagonista è incapace di immergersi nella società, eppure ne coglie il linguaggio, i gesti. E’ attenta alle piccole cose, alle azioni quotidiane a cui non diamo importanza. Grace si sente fuori luogo, osserva e soppesa le parole. Teme di essere scoperta, di deludere. In perenne stato di allerta, crede di non sapere comunicare con le altre persone.</p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px;">“<span style="font-weight: 700;">Quando avvertì che gli attimi, dopo aver formato un perimetro senza via di fuga, si stavano gradualmente schiudendo nei tipici incisi del sabato mattina. Grace scivolò fuori da una fessura tra due attimi, mormorò qualche scusa e fuggì nella sua stanza”.</span></p></blockquote><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">La scrittura di Janet Frame è un oceano di parole e pensieri. Un momento ti trovi nella fredda Inghilterra, un attimo dopo in Nuova Zelanda. L’autrice è in grado di afferrare i diversi stati d’animo delle persone, di entrare dentro le cose.</p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px;">“<span style="font-weight: 700;">Rieccola in Nuova Zelanda. Ricordava le kumara, dolci e levigate come l’oro, e il cesto di lino che il vecchio Jimmy aveva dato al loro padre…”.</span></p></blockquote><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">I suoi flussi di coscienza, così liberatori e profondi, ricordano quelli di Virginia Woolf. La sua lirica rimanda ad Alda Merini e Sylvia Plath.</p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px;">“<span style="font-weight: 700;">Una cattedrale, una casetta, una stazione ferroviaria, un hangar? E’ troppo alto per vederne la struttura, il cielo di velluto si smorza nella nebbia, il quotidiano con il suo inserto, l’inserto nell’inserto (ah il technicolor!) riposa pesante sul piede e sul cuore”.</span></p></blockquote><p class="has-text-align-justify" style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">Ma, forse, sarebbe più corretto dire che Janet Frame è solo, si fa per dire, Janet Frame.</p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0px; margin-top: 0px;">“<span style="font-weight: 700;">Il ruolo di poeta, naturalmente, apparteneva alla madre di Grace la quale, forse per la povertà della famiglia, forse per la propria convinzione di come funzionava la mente di un poeta, insisteva nel dire che le poesie migliori venivano sempre scritte sul retro di una busta da corrispondenza, o su pezzetti di carta strappati da una lettera”.</span></p></blockquote><p style="background-color: white; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; margin-bottom: 0.875em;"></p><blockquote class="wp-block-quote" style="background-color: white; border-bottom-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-left-color: initial; border-right-color: rgb(0, 135, 190); border-style: solid; border-top-color: rgb(0, 135, 190); border-width: 0px 0px 0px 0.25em; color: #383838; font-family: Karla, sans-serif; font-style: italic; margin: 0px 0px 1.75em; padding: 0px 0px 0px 1em;"><p style="margin-bottom: 0.875em; margin-top: 0px;">“<span style="font-weight: 700;">La mucca ebbe un vitellino e quando aveva poche settimane venne a vederlo un uomo, che disse: Non è ancora abbastanza grande. Io dissi: Per cosa? Mio padre disse: Non ficcare il naso in cose che non ti riguardano, ma l’uomo, senza riflettere, rispose: Il mattatoio. C’erano i matti al mattatoio?”.</span></p></blockquote><p><br /></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiaBQMdwkxoyOJ_4e4Os2qeHfb1_pII8A6bxkQvWbxkcFoyMbbBEsY2OLTaBxrVV0P2r3-RRlisLj-UGduu0EqLber82dl0FZSMldMliAaiJ8As9Hj7GaGKUwqlvEF-rS7bWv9CxMKfG64/s2048/1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="2048" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiaBQMdwkxoyOJ_4e4Os2qeHfb1_pII8A6bxkQvWbxkcFoyMbbBEsY2OLTaBxrVV0P2r3-RRlisLj-UGduu0EqLber82dl0FZSMldMliAaiJ8As9Hj7GaGKUwqlvEF-rS7bWv9CxMKfG64/s320/1.jpg" /></a></div><br /> <p></p>SimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7538421737592818415.post-7056333281010141232020-08-29T11:50:00.021+02:002021-04-15T18:19:51.793+02:00Il destino di Alice di Simona Matarazzo<div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana; font-size: medium;"><b> <span style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;">Il destino di Alice - il mio nuovo racconto</span></b></span></div><div class="o9v6fnle cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q" style="background-color: white; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; text-align: left;"><div style="color: #050505; font-size: 15px; text-align: justify; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div><div style="color: #050505; font-size: 15px; text-align: justify; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: verdana;">(in copertina flessibile e kindle)</span></div><div style="color: #050505; font-size: 15px; text-align: justify; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: verdana;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://amzn.to/3jqKTN4" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;" target="_blank"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1377" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXkSkiWeVR2ILJz8OqucADqnDhJBPLg8zGwxBu4wpG5MiV3rxGAXndQVJRqRTNI2x7VNXVuxDm2sFeC5vHAQ4PoNg2M2rTKCcci3tyW5bVHzvHVvyU_Z7yBYsbl82TB_xDsUIGFgrml0aO/s640/alice.jpg" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div></div><div class="o9v6fnle cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q" style="background-color: white; color: #050505; font-size: 15px; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; text-align: left; white-space: pre-wrap;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Alice si trasferisce a Borgo, cercando di lasciarsi alle spalle un mondo a cui sente di non appartenere. Lì, in quel paese sperduto tra i monti, incontra un uomo misterioso. Segreti, lupi e antiche profezie cambieranno per sempre il destino di Alice.</span></div></div><div class="o9v6fnle cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q" style="background-color: white; color: #050505; font-size: 15px; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; text-align: left; white-space: pre-wrap;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;">Alice e James, due creature fuori dagli schemi, si incontrano e si amano.</span></div></div><div class="o9v6fnle cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q" style="background-color: white; color: #050505; font-size: 15px; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; text-align: left; white-space: pre-wrap;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><i>“Ad un tratto sentii un rumore. Mi girai e lo vidi! Un grosso lupo nero mi stava fissando. Da principio ne ebbi timore, poi una strana calma si impossessò del mio corpo. Nonostante amassi la neve e le foreste, non facevo parte di quelle terre e non mi azzardai a muovermi...”</i></span></div></div><div class="o9v6fnle cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q" style="background-color: white; color: #050505; font-size: 15px; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; text-align: left; white-space: pre-wrap;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><i>"... A un certo punto mi ritrovai davanti a un cancello semi aperto. Non potei fare a meno di entrare. Al suo interno l'aroma pungente delle siepi si fece spazio nelle mie narici. Giunta al centro di quella specie di labirinto, mi ritrovai in un boschetto con giganteschi alberi, rocce e ruscelli. Ogni angolo dall'apparenza selvaggia, ogni foglia o ramo, erano curati nei minimi dettagli. C'erano aiuole, stagni e voliere. Più in là archi, statue, panchine di pietra. “Non può essere!”, esclamai meravigliata. Una porta di betulla seminascosta tra i cespugli attirò la mia attenzione. Aveva una finestra tonda come quelle delle favole. “Ma dai!”, dissi a voce alta. Spinta dalla curiosità e da un'irrefrenabile euforia, la aprii. All'interno trovai un altro giardino. Camminai in mezzo ad antichi vasi e annaffiatoi in ghisa. Oltrepassai una serra con fiori appesi e orchidee. Ero così presa ad ammirare il giardino, che per poco non andai a sbattere contro una statua..."</i></span></div></div><div class="o9v6fnle cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q" style="background-color: white; color: #050505; font-size: 15px; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; text-align: left; white-space: pre-wrap;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><i>... Fuori dalle mura imboccai un sentiero. La neve non era tanto alta e il bosco, a differenza di quello di Rio Freddo, era ben tenuto. Camminai in mezzo a quella pace mentre i rami scricchiolavano nell'aria gelida. Mi sedetti su un tronco e chiusi gli occhi. D'un tratto avvertii un rumore. Mi alzai di scatto per capire da dove provenisse. Non feci in tempo a fare due passi che mi trovai dinanzi ad un lupo grigio. Non potevo andare da nessuna parte: alberi e tronchi mi impedivano la fuga. Rimasi immobile.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><i>Il lupo cominciò ad avanzare, digrignando i denti.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><i>“Non si muova! È ferita?”, gridò una voce. Era quella di James Forster.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><i>“Sto bene”.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><i>“Shh”, disse.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><i>“Ok!”, risposi con veemenza.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><i>“Non sto dicendo a lei ma al lupo!”.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><i>James Foster si avvicinò all'animale e allungò il braccio proprio davanti al muso. Poi iniziò a parlargli in una lingua oscura, remota. Il lupo grigio si accucciò e gli leccò la mano.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><i>“Come diavolo ha fatto? Cosa gli ha detto?”.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><i>“Di non mangiare le ficcanaso”....</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: verdana;"><a href="https://www.amazon.it/Simona-Matarazzo/e/B08FRM7VYV?ref_=dbs_p_ebk_r00_abau_000000">https://www.amazon.it/Simona-Matarazzo/e/B08FRM7VYV?ref_=dbs_p_ebk_r00_abau_000000</a></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div><div class="o9v6fnle cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q" style="background-color: white; font-size: 15px; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; text-align: left; white-space: pre-wrap;"><div style="text-align: justify;"><span style="color: #0000ee; font-family: verdana;"><i><a class="oajrlxb2 g5ia77u1 qu0x051f esr5mh6w e9989ue4 r7d6kgcz rq0escxv nhd2j8a9 nc684nl6 p7hjln8o kvgmc6g5 cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x jb3vyjys rz4wbd8a qt6c0cv9 a8nywdso i1ao9s8h esuyzwwr f1sip0of lzcic4wl q66pz984 gpro0wi8 b1v8xokw" href="https://www.facebook.com/hashtag/racconto?__eep__=6&__cft__[0]=AZXQr5kSc0CVouoIs3LIeWgPwniWehH1kWq0hBcb08Rgi87tTMYqaVpYRCDEQrtsjUEiPCHcPLS4djJZS-yVX68a7a4PzTwGPsjsMN0lwefN8fi8TnOYsXWRv7skxBj3J7_KjZ7stgbBSST1Sktvi7xQb2H-o5Xq67MXF5OUfuWMwg&__tn__=*NK-R" role="link" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; 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<em><span face=""verdana" , sans-serif">Raggiunsi a passo svelto la pensione e corsi nella mia stanza. Tirai la tenda e gettai il cappotto e la sciarpa sul letto. Senza riflettere presi il portatile dalla valigia e iniziai a digitare il nome Douglas MacFarlane sulla tastiera. Avevo i muscoli tesi, le mani ghiacciate e il cuore che mi batteva velocemente nel petto. Fuori, da qualche parte, c’era uno sconosciuto che, nonostante i modi signorili, dichiarava di chiamarsi come il protagonista del mio romanzo. E questo fatto, più che sorprendermi mi inquietava. Storie di fan che inseguivano lo scrittore o l’artista di turno si sentivano ogni giorno. Mi misi uno scialle sulle spalle. Tremavo. L’orologio appeso nel corridoio della pensione batté le quattro. Presto avrebbe fatto buio.</span></em></div>
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<div align="JUSTIFY">
<em><span face=""verdana" , sans-serif">Attraversammo un lungo corridoio. Su alcune pareti si potevano vedere tracce di intonaco colorato. Mobili antichi, vecchi quadri e arazzi arredavano l’ambiente. Con un po’ di fantasia immaginai l’epoca in cui giullari, attori e musicisti intrattenevano i signori, mentre i cavalieri sostavano nelle loro armature scintillanti.</span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span face=""verdana" , sans-serif">Lo studio era un'ex cappella sconsacrata. Il camino, in stile neogotico, conteneva ricche e bizzarre sculture. Vicino alla finestra spiccava un piccolo bacile decorato con finissime decorazioni, un tempo utilizzato per le funzioni religiose.</span></em></div>
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<div align="JUSTIFY">
<em><span face=""verdana" , sans-serif">I tetti a punta e le pareti dipinte di nero le donavano un aspetto lugubre. Era appartenuta al giudice Jonathan Corwin, che l'aveva acquistata nel 1675. L'interno, come prevedevo, custodiva alcune testimonianze del diciassettesimo secolo. Ma nulla di tutto ciò, per quanto coinvolgente, mi era di aiuto.</span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span face=""verdana" , sans-serif">Salem era un luogo in cui il turista veniva catapultato per gioco nella stregoneria. Dell'oscuro passato rimanevano i gadget horror nei negozi a tema. Pozioni e ingredienti magici traboccavano dalle vetrine.</span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span face=""verdana" , sans-serif">I musei, come il Salem Witch Museum, riproducevano con precisione certosina gli episodi terribili della caccia alle streghe. Tuttavia, non venni a capo di nulla. Neppure le guide locali mi furono di aiuto.</span></em></div>
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<a href="https://www.amazon.it/Alla-ricerca-Agata-Simona-matarazzo/dp/1687294836/ref=sr_1_2?qid=1582364886&refinements=p_27%3ASimona+Matarazzo&s=books&sr=1-2"><span style="color: #b6d7a8;">https://www.amazon.it/Alla-ricerca-Agata-Simona-matarazzo/dp/1687294836/ref=sr_1_2?qid=1582364886&refinements=p_27%3ASimona+Matarazzo&s=books&sr=1-2</span></a></div>
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<strong><span face=""verdana" , sans-serif">Il tempo dei lupi</span></strong></div><div style="text-align: justify;"><em style="text-align: left;"><span face=""verdana" , sans-serif"><br /></span></em></div><div style="text-align: justify;"><em style="text-align: left;"><span face=""verdana" , sans-serif">Nel cuore della notte fui svegliata da un suono, insolito e tetro. Pensai che fosse il rumore del vento, quando tutto ad un tratto sentii qualcosa accarezzare la porta della mia camera. Come un picchiettio, da prima tenue, poi sempre più forte.</span></em></div><blockquote>
<div align="JUSTIFY">
<em><span face=""verdana" , sans-serif">Udii distintamente dei passi e nuovamente quel ticchettio. Mi infilai velocemente uno scialle, accesi una delle candele e aprii con circospezione la porta. Non c'era nessuno.</span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span face=""verdana" , sans-serif">Poco dopo mi parve di cogliere un mormorio e poi dei passi in fondo al corridoio. Camminai a tentoni, nella semi oscurità, nel tentativo di dare una forma a quei suoni, mentre il pavimento scricchiolava sotto ai miei piedi.</span></em></div>
</blockquote>
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<div align="JUSTIFY">
<em><span face=""verdana" , sans-serif">Le bambine sciamavano in cortile per l'intervallo, seguite dallo sguardo severo dei signori Stone e Gardner. Io mi incamminai lungo le siepi che costeggiavano una chiesetta abbandonata da anni, in cui una parte del soffitto rivelava un brandello di cielo. Più in là, oltre il cancello e una bordura di rose, si intravedevano i tetti a punta di Lago di Mezzo. Mi appoggiai a un albero per assaporare la pace di quel luogo. Non si sentiva nessun rumore, se non qualche gridolino in lontananza. Fu in quell'istante che vidi un uomo, di media statura e piuttosto magro, sbucare dalla selva sottostante.</span></em></div>
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<em><span face=""verdana" , sans-serif">La sera prima aveva piovuto e sui lati del sentiero si affacciavano numerose pozzanghere, coperte da un sottile velo di ghiaccio. Avanzavo a fatica a causa del fango e delle sterpaglie. Si alzò una folata di vento. Guardai il cielo: era gremito di nuvole grigie. Presto avrebbe fatto buio e del signor Brandon non c'era traccia.</span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span face=""verdana" , sans-serif">Mi appoggiai ad una roccia di granito, esausta, con le scarpe infangate. Avvertii il suono di rami spezzati e istintivamente mi nascosi dietro a un albero, proprio all'entrata del bosco.</span></em></div>
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<a href="https://www.amazon.it/tempo-dei-lupi-Simona-Matarazzo/dp/B084DG2ZJ5/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1582363834&sr=1-1"><span style="color: #990000;">https://www.amazon.it/tempo-dei-lupi-Simona-Matarazzo/dp/B084DG2ZJ5/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1582363834&sr=1-1</span></a></div>
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<span face=""verdana" , sans-serif"><br /></span>
<span face=""verdana" , sans-serif">SimonaEmme</span><span face=""verdana" , sans-serif"><br /></span>
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SimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7538421737592818415.post-49789432908435633992020-02-22T09:35:00.003+01:002024-02-03T21:08:27.084+01:00Io, Tituba strega nera di Salem<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEip2mfzvAoAF7AX4rRRJkpDgp1vgPHVYEFk2N47J6gquazaH1N8AoV_JqO8njJjtu-4J-zWoptvSXDIJiM7GDj9S-avtz4Dvsgz7pgKeRRQYKVzUTP11mZuj3jxk5fUODZDtNzia_GkzVoe/s1600/salem.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1552" data-original-width="1001" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEip2mfzvAoAF7AX4rRRJkpDgp1vgPHVYEFk2N47J6gquazaH1N8AoV_JqO8njJjtu-4J-zWoptvSXDIJiM7GDj9S-avtz4Dvsgz7pgKeRRQYKVzUTP11mZuj3jxk5fUODZDtNzia_GkzVoe/s640/salem.jpg" width="412" /></a></div>
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Tituba è nera, schiava e per di più donna. Per questo motivo è stata annullata dalla storia, dimenticata in quasi tutti i racconti su Salem. Eppure, il suo personaggio non è irrilevante, se guardiamo gli atti processuali.</div>
<div style="text-align: justify;">
La scrittrice ci presenta una donna moderna, ricca di sfumature. "Io, Tituba strega nera di Salem" è la storia di una schiava, una reietta, di un'ultima.</div>
<div style="text-align: justify;">
La madre finisce impiccata per mano di un padrone bianco, e, senza genitori, Tituba impara l'arte della magia grazie ad un'anziana. Per lo schiavo John Indian abbandona la sua vita di semi libertà. Questa scelta la condurrà dai Caraibi a Salem.</div>
<div style="text-align: justify;">
Maryse Condé non ci rassicura, né ci racconta la solita storiella condita di incanti e impreziosita di buoni propositi. Tituba ama gli uomini e ama fare all'amore. Tituba è una strega. E' una donna. Un essere umano.</div>
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<div style="text-align: justify;">
<em>Ero dall'altra parte dell'isola a consolare una schiava il cui compagno è morto sotto le torture. L'hanno flagellato. Hanno messo del peperoncino sulle piaghe, poi gli hanno strappato il sesso.</em></div>
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<div style="text-align: justify;">
Il romanzo narra la vita degli ultimi, di quegli uomini e di quelle donne, spesso, dimenticati dalla storia.</div>
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<div style="text-align: justify;">
<em>Io non ho conosciuto l'infanzia, L'ombra della forca di mia madre ha oscurato tutti gli anni che avrebbero dovuto essere consacrati alla spensieratezza e ai giochi. Per ragioni senza dubbio differenti dalle mie, intuii che Betsy Parris e Abigail Williams erano state private anch'esse della loro infanzia, di quel capitale di dolcezza e di leggerezza. Intuii che nessuno aveva mai cantato loro delle ninne-nanne, raccontato delle storie, nutrito l'immaginazione...</em></div>
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<div style="text-align: justify;">
Il libro è un piccolo universo di volti, carezze, schiaffi, paure, lacrime, incubi, rinunce, sacrifici, ingiustizie, furore, ribellione, amore. Gli uomini giustificano i propri pruriti e istinti, nascondendosi dietro la maschera della religione, definendo peccato tutto ciò che è diverso e naturale.</div>
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<div style="text-align: justify;">
<em>Ognuno doveva confessare ad alta voce i peccati commessi durante il giorno e sentivo le povere bambine balbettare: "Ho guardato John Indian ballare sul ponte". "Mi sono tolta la cuffia lasciando che il sole mi carezzasse i capelli."</em></div>
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<div style="text-align: justify;">
<em>Immagina una piccola comunità di uomini e di donne schiacciati dalla presenza del Maligno, che cercano di braccare in tutte le sue manifestazioni. Una vacca che moriva, un bambino che aveva le convulsioni, una ragazza che tardava ad avere il suo flusso mestruale erano materia di infinite speculazioni.</em></div>
</blockquote>
<blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<em>"Ah sì, i gatti! Ce ne sono dappertutto a Salem. Ne uccidiamo di continuo."</em></div>
</blockquote>
<blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<em>"Tituba, sai che significa essere un ebreo? Nel 699 i Merovingi di Francia hanno ordinato la nostra espulsione dal loro regno. Dopo il IV concilio, quello di papa Innocenzo III, gli ebrei hanno dovuto portare un marchio circolare sui vestiti e coprirsi il capo. Riccardo Cuor di Leone, prima di partire per la crociata, ordinò un assalto generale contro gli ebrei. Sai quanti di noi hanno perso la vita sotto l'Inquisizione?"</em></div>
<div style="text-align: justify;">
<em>"Non potei trattenermi e l'interruppi: "E noi, lo sai tu quanti di noi insanguinano, da sempre, le coste dell'Africa?"</em></div>
</blockquote>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgax_1qfNKMVhtXghvh1lJUFxNn1MG8Gjuu8H1fxnbgZw6M4BiPweu83NRD_J-a8xavMSspUOqBiY8xFmlWT3KQhc8KZWQvBlpmbFvTrkQ2HUJbnIRs6asCX6yPFg66MrfzHs-PITEQ7sX8/s1600/maryse-conde-bab2011009g0524-0325-exclu.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="480" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgax_1qfNKMVhtXghvh1lJUFxNn1MG8Gjuu8H1fxnbgZw6M4BiPweu83NRD_J-a8xavMSspUOqBiY8xFmlWT3KQhc8KZWQvBlpmbFvTrkQ2HUJbnIRs6asCX6yPFg66MrfzHs-PITEQ7sX8/s320/maryse-conde-bab2011009g0524-0325-exclu.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
La scrittrice ci rivela la vita di una schiava, l'angoscia nel dare alla luce una creatura. Soprattutto ci fa intendere che gli uomini, nel bene o nel male, hanno una vita meno dura.</div>
<blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<em>Durante tutta l'infanzia avevo visto schiave assassinare i loro neonati (...) Durante tutta l'infanzia avevo udito schiave scambiarsi ricette di pozioni, lavande, iniezioni che sterilizzano per sempre le madri e le trasformano in tombe tappezzate di sudari scarlatti.</em></div>
</blockquote>
<blockquote>
<em>"Bianchi o neri, la vita li serve troppo bene, gli uomini!"</em></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span color="var(--color-text)">"Io Tituba, strega nera di Salem" non è un romanzo per tutti. Ci vuole cuore e stomaco.</span></div>
<blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<em>"... a sedici anni mi hanno data in moglie a un reverendo, un amico di famiglia che aveva già seppellito tre moglie e cinque bambini. Il puzzo della sua bocca era tale che, per mia fortuna, appena si chinava su di me svenivo. Tutto il mio essere gli si rifiutava, eppure mi ha fatto fare quattro bambini ch'è piaciuto a Dio di portare via dalla terra. A Dio e anche a me! Perché mi era impossibile amare i figli di uomo che odiavo..."</em></div>
</blockquote>
<br />
<div style="text-align: justify;">
La scrittrice, come altre prima di lei, ci conduce per mano nella testa delle accusatrici, nelle paure più profonde, nell'oscurità dell'animo umano, che Kurtz chiamava "l'orrore!"</div>
<blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<em>Uno degli uomini si sedette a cavalcioni sopra di me e cominciò a martellarmi il viso di pugni, duri come pietre. Un altro mi tirò su la gonna e infilò un bastone appuntito nella parte più sensibile del mio corpo, schernendomi...</em></div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
La scrittura, a tratti onirica, ci fa comprendere più da vicino Tituba e la stessa Condé. Quel tipo di scrittura che hanno le donne quando sanno narrare di altre donne e dei piccoli segreti che scaldano il cuore.</div>
<blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<em>Riempivo una piccola ciotola d'acqua che poi mettevo alla finestra in modo da poterla guardare anche muovendomi per la cucina e ci rinchiudevo le mie Barbados. Riuscivo a farcele stare dentro tutte, con l'ondeggiare dei campi di canna da zucchero che prolungava quelle delle onde marine, i cocchi inclinati verso la riva del mare e i mandorli nostrani carichi di frutti rossi o verde scuro. </em></div>
</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
Per me Salem è quasi un ossessione. Forse, come Arthur Miller, credo che il timore e il sospetto siano in grado di spazzare via tutto ciò che non è considerato "normale", "ordinario", "giusto". Ho paura della paura.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quasi 20 anni fa lessi un libro "Il viaggio della strega bambina", di Celia Rees, che mi catapultò in questa realtà. Più tardi, caddi nelle braccia di Elizabeth Gaskell. Tre scrittrici, tre donne, tre visioni differenti. Rees racconta anche il mondo degli indiani d'America; Gaskell, pur essendo una scrittrice vittoriana, trascina il lettore in un ambiente claustrofobico seicentesco; Condé ha una scrittura talmente viva e passionale che è difficile uscirne "illesi".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhu8tDkq8UYZ-s3_cnBnxLDCOJqQIpqFOPF2WxDV5WbMZauMIXVxehGFY-STVSP9XC4szW0VamW3M2tgSfLqcF6_RL7xO5acee1ZuVsN2LJYdIoGuXjGh4oKbJ8aQYHbBVjRSbKkJ0JwURG/s1600/locandina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="420" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhu8tDkq8UYZ-s3_cnBnxLDCOJqQIpqFOPF2WxDV5WbMZauMIXVxehGFY-STVSP9XC4szW0VamW3M2tgSfLqcF6_RL7xO5acee1ZuVsN2LJYdIoGuXjGh4oKbJ8aQYHbBVjRSbKkJ0JwURG/s320/locandina.jpg" width="224" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
"Io, Tituba strega nera di Salem" mi ha ricordato "La favorita", film di Yorgos Lanthimos. Ho pensato immediatamente alla Regina Anna e alla sua sofferenza. "La favorita" non lascia spazio alla pietà.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWJOQS12cauV84jf_n4tuwoP6trAVz5EqnYrc7PagtdyW5Eh0RXAkhfuaPBjakwM0rAbcPJFKiMOu4U5jKDY0IoL1myNZ3V5q_T5EDI0yDCfIzD_n4w4iQnUBzVdrh3pij7itiW6SzUie-/s1600/8pORQCChWySl.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="600" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWJOQS12cauV84jf_n4tuwoP6trAVz5EqnYrc7PagtdyW5Eh0RXAkhfuaPBjakwM0rAbcPJFKiMOu4U5jKDY0IoL1myNZ3V5q_T5EDI0yDCfIzD_n4w4iQnUBzVdrh3pij7itiW6SzUie-/s320/8pORQCChWySl.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dal film "La favorita"</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<span style="text-align: justify;">Le protagoniste combattono come uomini in un mondo di uomini. E soccombono. E tutti quei bambini perduti - quelli della Regina Anna e quelli del romanzo di Condé -, portano con sé tanta solitudine.</span><br />
<br />
<br />
<br />
***<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitsjOxlIT6oyYtGbId8M0kkRtAxa36WzYIU3YzNr24kVFkcXEnkHpme0K9KH2Y5Z14lcNsB8AmMIJi7q-HtBUekNdFA26xu8ObGRY-wZP-8GjFq2Npee2JXeKgV9xsHf45wMrx3831enFQ/s1600/wdztgqym0makpt5q6fvh.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="679" data-original-width="1024" height="424" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitsjOxlIT6oyYtGbId8M0kkRtAxa36WzYIU3YzNr24kVFkcXEnkHpme0K9KH2Y5Z14lcNsB8AmMIJi7q-HtBUekNdFA26xu8ObGRY-wZP-8GjFq2Npee2JXeKgV9xsHf45wMrx3831enFQ/s640/wdztgqym0makpt5q6fvh.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dal film "La seduzione del male"</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: medium;">A Salem, prima dei processi contro le streghe del 1692, i Putnam e i Porter sono ai ferri corti. La famiglia Porter gode di un certo successo economico, mentre ai Putnam le cose non vanno bene, anzi sostengono che il loro declino finanziario derivi dall'avidità e dalla popolarità degli ultimi arricchiti. I Putnam sono dei semplici agricoltori che seguono le regole dei puritani tradizionali; mentre i Porter sono commercianti a tutti gli effetti, troppo individualisti secondo la mentalità di Salem. Nel 1672, una diga di proprietà dei Porter inonda le terre dei Putnam, aprendo tra le due famiglie un travagliato contenzioso, nello stesso anno in cui viene concesso il diritto di costruire una nuova chiesa. Al progetto, naturalmente, partecipano i Putnam, che attraverso la “Chiesa” auspicano di controllare l’intera comunità. A complicare le cose è l’arrivo di un nuovo reverendo, un certo Samuel Parris, figlio di un noto mercante delle Barbados, invitato dai Putnam. Parris è un sacerdote puritano, e quando giunge a Salem porta con sé una schiava, Tituba, che conosce i segreti della magia caraibica. A ragion del vero nessuno conosce le origini di Tituba, si sa soltanto che è stata comperata al mercato degli schiavi e che in alcuni testi appare con la pelle nera come l’ebano.</span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Qualche anno prima, nel 1689, il pastore puritano e medico John Cotton Mather (1663-1728) pubblica un libro in cui riporta una storia di stregoneria accaduta a Boston. Tre bambini iniziano a comportarsi in modo bizzarro dopo aver litigato con la lavandaia irlandese Mary Glover. Secondo Cotton Mather si tratta di stregoneria. Mary viene impiccata il 16 novembre del 1688, l’isteria che colpirà da lì a poco il Massachusetts è appena iniziata.</span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">In inverno, tra il 1691 e il 1692, Elizabeth Parris figlia di Samuel Parris, di appena nove anni, e la cugina Abigail Williams, di undici, si comportano in modo strano. A detta dei testimoni, strisciano per terra, emettono versi bizzarri e, cosa più spaventosa, i loro corpi si contorcono assumendo posizioni disumane.</span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Dinanzi a questi fenomeni i medici non riescono a trovare una soluzione. Il primo a parlare di possessione diabolica è il dottore William Griggs, il quale sostiene che le bambine siano state stregate. A questa conclusione arrivano anche Samuel Parris, William Phips e William Stoughton.</span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Da lì a poco, altre adolescenti iniziano ad avere strani comportamenti, tanto da spingere gli abitanti del villaggio al passo successivo. Mary Sibley propone di cucinare la torta delle streghe, Witches cake, i cui ingredienti sono segale ed urina, e darla in pasto a un cane. L’animale, una volta mangiato l’intruglio, sarebbe in grado di riconoscere il responsabile del malocchio. Lo stratagemma non ottiene nessun risultato e a quel punto gli abitanti, sempre più impauriti, decidono di interrogare le vittime del sortilegio.</span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Le ragazze interpellate aumentano e oltre ad Abigail e Elizabeth si uniscono: Elizabeth Hubbard, Mary Walcott, Mercy Lewis, Ann Putnam Jr. e Susannah Sheldon.</span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Il tribunale è presieduto da William Stoughton, John Hawthorne, Bartholomew Gedney, Jonathan Corwin e altri magistrati illustri del Massachussets.</span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Durante il processo, le ragazzine rivelano che nei loro giochi spesso praticano la divinazione, anche grazie a Tituba, la schiava del pastore Parris. La prima ad essere accusata, infatti, è Tituba, la quale non nega di essere una strega, anzi dice di parlare con una sorta di demone. Durante le torture, Tituba fa il nome di altre donne, e, liberata da Samuel Conklin, scompare per sempre da Salem. Sarah Good, colpevole di essere una mendicante sopra le righe, e Sarah Osborne, responsabile di non aver lasciato gli averi ai figli del primo marito, vengono accusate di stregoneria. Ormai la caccia è aperta, ad uno ad uno i presunti colpevoli vengono messi a confronto con le ragazze, che si contorcono e puntano il dito. Tra gli arrestati c’è addirittura una bimba di quattro anni, Dorothy Good, figlia di Sarah Good. I giochi sono fatti, vengono imprigionati Abigail e Deliverance Hobbs, Martha Corey ed Elizabeth Proctor.</span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Martha Corey, allora settantaduenne, viene accusata nonostante sia conosciuta per le sue opere di pietà e partecipi attivamente alla vita di Chiesa. Quando insinua che le impossessate stanno mentendo, Ann Putnam Jr. e Mercy Lewis non ci pensano due volte ad accusarla di stregoneria. Ovvio che un animo raziocinante, come quello di Martha, è convinto che nessuno possa credere alle finte invasate, eppure durante il processo accade l’inevitabile. Le ossesse imitano i movimenti di Martha, come se lei stessa le manovrasse. Il dramma si compie sotto i suoi occhi, Mercy e Ann iniziano a urlare. Il 22 settembre del 1692 viene impiccata, qualche giorno prima, il 19 settembre, il marito Giles Corey riceve una morte ancora più brutale. Spogliato dei propri abiti, viene fatto sdraiare, con una tavola sul petto, e a quel punto, sotto lo sguardo non così atterrito dei vicini, gli posizionano rocce e pietre pesanti sul legno finché non muore stritolato.</span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Il pastore puritano John Cotton Mather incoraggia il proseguimento dei processi, esorta a punire i malvagi, parteggiando per i giudici. Descrive gli avvenimenti di Salem, presentando un quadro imparziale e di parte. Eppure Cotton Mather è un uomo di scienza, uno dei primi a sostenere l’inoculazione del vaiolo per combattere la malattia.</span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">È assurdo immaginare che un’intera comunità possa arrivare a tanto, soprattutto quando i temibili accusatori assumono le sembianze di piccole creature. Tra le più crudeli querelanti c’è Ann Putnam Jr., di appena tredici anni. Anche lei conosce il gioco “venus-glass”, durante il quale si fanno cadere delle uova in un bicchiere di acqua, per tentare di scorgere il futuro. Le bambine dicono di aver visto una bara, può darsi uno spettro o ancora un demone. Forse sono impressionate dai racconti di Tituba, forse vogliono soltanto giocare. Sta di fatto che quando Elizabeth Parris scompare dalla scena, per non inquinare le prove, Abigail Williams e Ann Putnam Jr. diventano ancor più violente. Ann inveisce e infine accusa ben sessantadue persone.</span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">In molti sostengono che Ann è uno strumento di suo padre, Thomas Putnam, del resto non è un caso che proprio le due famiglie più famose di Salem, i Putnam e i Porter, c’entrino qualcosa con la caccia alle streghe. Entrambe le fazioni hanno parenti e amici tra gli accusatori, i testimoni e i giudici. Fra gli storici, c’è chi sostiene che le due famiglie abbiano formato un cerchio di persone in grado di approfittarsi della testimonianza delle bambine, per eliminare la fazione avversaria.</span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Ann svolge il suo compito e lo porta a termine. Probabilmente non bastano le scuse del 25 agosto del 1706, né ci consola sapere che proprio Ann sia l’unica delle ragazze “indemoniate” a scusarsi per l’orrore arrecato.</span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Rebecca Nurse viene arrestata la mattina del 24 marzo del 1692. È inutile dire che la donna è reduce di lunga battaglia proprio con i suoi vicini di casa, i Putnam. Ed è per un pezzo di terra che viene arrestata e impiccata.</span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span lang="en-US">Le vittime di Salem sono una ventina: Bridget Bishop, Rebecca Nurse, Sarah Good, Elizabeth Howe, Susannah Martin, Sarah Wildes, George Burroughs, George Jacob, Martha Carrier, John Proctor, Giles Corey, John Willard, Martha Corey, Mary Eastey, Mary Parker, Alice Parker, Ann Pudeator, Wilmot Redd, Margaret Scott, Samuel Wardwell, Ann Forster (morta in prigione).</span></span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">L’immaginazione dell’uomo è capace di creare meraviglie, ma anche incubi da cui ti vorresti svegliare.</span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
<em><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></em></div>
<div align="JUSTIFY">
Da un saggio che scrissi anni fa e che ho tolto da Amazon</div>
<div align="JUSTIFY">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY">
SimonaEmme </div>
<div align="JUSTIFY">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY">
Ad Anna</div>
SimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7538421737592818415.post-9844406952065645682020-01-25T12:50:00.001+01:002020-01-25T15:00:57.889+01:00Lettere dai frammenti dell'anima<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUbOyWvki8FT7494SdcUEexZX66PO-2ctlUl-CHJ89ttldG-D_xnkm04SBUugW4MPNzktGpUwHOkfPcrlYraTiUkib1SK7mwdaui0DnC9ZVmtQefB-KpyEIEHQ-Wq-8NwuBC-NSESV3Mlu/s1600/lettere.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1275" data-original-width="1000" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUbOyWvki8FT7494SdcUEexZX66PO-2ctlUl-CHJ89ttldG-D_xnkm04SBUugW4MPNzktGpUwHOkfPcrlYraTiUkib1SK7mwdaui0DnC9ZVmtQefB-KpyEIEHQ-Wq-8NwuBC-NSESV3Mlu/s320/lettere.jpg" width="250" /></a></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Il libro di Nataša Cvijanović è un viaggio alla scoperta di se stessi.</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">La scrittrice cattura il lettore, prima con la scrittura epistolare, poi con i sentimenti, sempre più ignorati da questa società: comprensione, perdono, accettazione.</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Non è soltanto la storia di una donna colpita da una tragedia, ma anche un racconto corale animato da voci autentiche, mai banali.</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Non ci sono peccatori o innocenti. Alcuni rimangono incastrati in una vita che non gli appartiene, per accontentare la famiglia, il sistema, gli altri. A volte bisogna fare un passo in avanti, “uccidere la persona che ti volevano far essere, per diventare chi vuoi essere davvero” (citazione dal film “Rocketman”).</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">“<span style="font-size: small;">Lettere dai frammenti dell’anima” è un romanzo colmo di speranza e, soprattutto, amicizia. Nel libro si vede la mano della scrittrice, il suo ottimismo verso la gioventù, la cultura, gli affetti. I personaggi si danno conforto l’uno con l’altro.</span></span></div>
<blockquote style="background-color: white; border-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-style: solid; border-width: 0px 0px 0px 3px; color: #383838; font-size: 19px; font-style: italic; margin: 1.75em 0.875em 1.75em -1.9em; padding: 0px 0px 0px 1.75em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: var(--color-neutral-50); font-size: small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Bruno possedeva più libri che generi alimentari, stoviglie, vestiti e lenzuola. Non passava giorno senza dedicarsi almeno tre ore alla lettura ai suoi amati testi e alle riviste letterarie. Era iscritto a un nutrito numero di società letterarie italiane e inglesi. Per un uomo colto come lui, certe derive culturali, come quella che stava subendo l’Italia negli ultimi decenni, con una crisi economica che portava il piatto della bilancia dell’economia e del materialismo quasi fino a terra, a scapito delle materie umanistiche, dell’amore per il “bello” e la valorizzazione dei Beni Culturali, erano un affronto personale. Il libri nutrivano l’anima.</span></span></div>
</blockquote>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Nel romanzo la scrittrice parla di personaggi come Natalia Levi <span style="color: #222222;">Ginzburg</span> e di Helene Magdalene Hofman, instillando nel lettore curiosità e stupore.</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">“<span style="font-size: small;">Lettere dai frammenti dell’anima” è anche un romanzo epistolare, caratterizzato dalla presenza di vari manoscritti. Cvijanovic pratica veramente la scrittura epistolare e nel libro narra l’origine delle lettere.</span></span></div>
<blockquote style="background-color: white; border-color: rgb(0, 135, 190); border-image: initial; border-style: solid; border-width: 0px 0px 0px 3px; color: #383838; font-size: 19px; font-style: italic; margin: 1.75em 0.875em 1.75em -1.9em; padding: 0px 0px 0px 1.75em;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Le testimonianze epistolari nel mondo Occidentale provengono dagli scavi archeologici effettuati principalmente in Grecia, Francia e Spagna. Naturalmente non sto parlando di lettere di carta, bensì di sottili lamine di piombo, in genere rinvenute arrotolate…</span></span></div>
</blockquote>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Questo è uno di quei libri che può cambiare il nostro punto di vista. Un romanzo che fa riflettere. Lascia una sorta di spaesamento. Una volta terminato, hai voglia di scrivere, leggere, conoscere. Saperne di più.</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Mi auguro che esistano insegnanti come Helene ed Enrico.</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Assolutamente da leggere!</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;">
<span style="outline: 0px;"><span style="font-size: small; outline: 0px;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Link:</span></span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<a href="http://www.arteculturae.it/" style="background-color: transparent; color: #0087be; text-decoration-line: none;"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">http://www.arteculturae.it/</span></span></a></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<a href="http://balkanica79.blogspot.com/2014/11/appunti-dalla-mostra-fotografica-oltre.html" rel="noopener" style="background-color: transparent; color: #0087be; text-decoration-line: none;" target="_blank"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">http://balkanica79.blogspot.com/2014/11/appunti-dalla-mostra-fotografica-oltre.html</span></span></a></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<a href="https://www.lafeltrinelli.it/libri/natasa-cvijanovic/lettere-dai-frammenti-anima/9788899007669?zanpid=27673183C250197299&zanpid=2656114548385892352&gclid=CjwKCAiA66_xBRBhEiwAhrMuLYLfG9CUktXfByN4fbdzxoAmTngd0KThrW6VUPgbqC_szTy2awl7-hoCCC8QAvD_BwE&awc=9507_1579951800_5514fe7a9d2b7e4b7888a7caed9bfbd7" rel="noopener" style="background-color: transparent; color: #0087be; text-decoration-line: none;" target="_blank"><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Feltrinelli</span></span></a></div>
SimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7538421737592818415.post-36037827010167149822019-09-15T16:19:00.000+02:002019-09-15T16:36:26.573+02:00La notte delle beghine<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpwWuG2_FUx-cKOOs7naW1O3S0_Ugm1lmOPueI0jlKH_SmnW6K3S9uWsQkn21YYG7c-xL9tyMwxWTltoeDQfXGHuyMgBcatdFpwWEoMTL9cAnPhLCkchR4a8FdCoKiiPTZcTCPTRTd5-mq/s1600/800px-rogier_van_der_weyden_-_portrait_of_a_woman_with_a_winged_bonnet_-_google_art_project.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1191" data-original-width="800" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpwWuG2_FUx-cKOOs7naW1O3S0_Ugm1lmOPueI0jlKH_SmnW6K3S9uWsQkn21YYG7c-xL9tyMwxWTltoeDQfXGHuyMgBcatdFpwWEoMTL9cAnPhLCkchR4a8FdCoKiiPTZcTCPTRTd5-mq/s320/800px-rogier_van_der_weyden_-_portrait_of_a_woman_with_a_winged_bonnet_-_google_art_project.jpg" width="214" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">dipinto di Rogier van der Weyden</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Le donne durante il Medioevo vivono sotto la tutela di un uomo o finiscono in convento. Il beghinaggio rivoluziona l'immagine della donna, chi entra nel "beghinaggio" (case o conventi) non è vincolato da voti permanenti. Le donne, ad esempio, possono lasciare il beghinaggio per sposarsi, altre vi entrano con i bambini.</span><br />
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="text-align: justify;">
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Le beghine si dedicano alla castità e alla carità. Inizialmente sono accettate dalla Chiesa, tuttavia, con il passare del tempo, il loro modo di fare non piace alla gerarchia ecclesiastica. Le donne, in poche parole, non possono decidere della propria vita. In realtà, ci sono anche i begardi, che, come le beghine, hanno scelto una vita morigerata e priva di voti.</span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Intorno al XII secolo, nei paesi del nord Europa, per volontà di gruppi benestanti, nascono queste case rifugio. Il termine “Beghinaggio” si diffonde nel XV secolo.</span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Le donne vivono indossando abiti umili, prendendosi cura dei bisognosi e dedicandosi alla preghiera. Non hanno regole precise, ed è per questo motivo che la Chiesa le guarda con sospetto e spesso le considera eretiche.</span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">La parola “beghina” diventa un termine peggiorativo, e ancora oggi non si conosce l’esatta origine etimologica. Alcuni pensano che il vocabolo “beghina” derivi da un prete, Lambert le Bégue, al quale si dà il merito della nascita del beghinaggio, altri ancora credono che il termine voglia dire “pregare” (beggen).</span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">In questo momento, nel XIII secolo, la Chiesa è prudente. Nel 1215, il Concilio Lateranense proibisce la creazione di nuovi ordini religiosi. Jacques de Vitry, uno dei difensori del beghinaggio, ottiene, nel 1216, dal Papa un’autorizzazione “a voce”.</span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">I fratelli e le sorelle del libero Spirito (di cui parlerò in futuro) vengono considerati eretici da Papa Clemente V, di conseguenza le beghine, sospettate di aver intrattenuto rapporti con il movimento de “Il libero Spirito” , finiscono sempre più spesso bruciate sul rogo. Durante il Concilio di Vienna, 1311, il Papa decide di condannare tutte le beghine che non hanno ricevuto l’approvazione dal loro vescovo diocesano. Con il passare dei secoli, nuove accuse di eresia mosse contro le beghine portano alla soppressione di molti conventi. Tra le vittime troviamo Margherita Porete, colpevole di aver scritto “Lo specchio delle anime semplici”.</span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px;">
<div style="margin-bottom: 0.875em; outline: 0px;">
<span style="outline: 0px;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><i>… nonostante la condanna e il rogo, il libro è sopravvissuto in numerosi esemplari e, in modo inusuale, si è salvato anche il processo inquisitoriale dove però si riscontra soprattutto la pervicace volontà della donna di non presentarsi davanti ai giudici e di non rispondere alle loro domande: un atteggiamento che condurrà anche Margherita al rogo a Parigi il primo giugno 1310. L’ostinazione a non prestare il giuramento e a non rispondere alle domande mostra il convinto disconoscimento di un’auctoritas, il tribunale della fede e i suoi giudici (…). Margherita tace e lascia parlare il libro che diventa “testimonianza” unica e duratura di una rebellis et contumax. Il silenzio dignitoso e persistente di chi aveva deciso di trasmettere la propria concezione spirituale in forma scritta autonoma senza piegarsi alla mediazione giuridico-dogmatica dei frati-giudici incapaci – per formazione, ruolo e preconcetti – di comprendere le sue posizioni nel dovere di giudicarla e correggerla. Il suo silenzio è eccezionale quanto le sue parole, ed è uno dei pochi casi in cui una donna è autrice del proprio silenzio.</i></span></span></div>
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><i>Donne e Bibbia nel Medioevo (secoli XII – XV) tra ricezione e interpretazione di Kari Elisabeth Borresen e Adriana Valerio</i></span></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><span style="background-color: white;">Le beghine abitano in comunità autogestite, dove non esiste una madre superiora, ma una signora che le guida. Molte vivono da sole e il lavoro fa parte della loro esistenza. Producono candele, lavano la lana, ricamano, lavorano in fattoria, “curano” e, le più istruite, insegnano.</span></span></div>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">In generale le donne sono marginalizzate, in particolare le eretiche subiscono un doppio processo di allontanamento dal centro di gravità sociale e religioso: in quanto donne e in quanto eretiche. Nonostante ciò sarebbe assai riduttivo pensare ad un genere "dominante" e ad un genere "recessivo". La pericope paolina "le donne tacciano in assemblea" (mulieres in Ecclesia taceant , 1Cor14,34) motiva canonisticamente il silenzio delle donne, a cui si aggiunge la minorità giuridica delle donne ovvero un giudiziario silenzio sulle donne: un doppio vortice di silenzio. In generale, delle donne non si deve parlare.</span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Donne e Bibbia nel Medioevo (secoli XII - XV) tra ricezione e interpretazione di Kari Elisabeth Borresen e Adriana Valerio</span></i></blockquote>
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><em style="outline: 0px;">Fonti: “Donne moderne nel medioevo” di Dieudonné Dufrasne, “Donne e Bibbia nel Medioevo (secoli XII – XV) tra ricezione e interpretazione” di Kari Elisabeth Borresen e Adriana Valerio, “Storia degli ordini monastici, religiosi e militari…” </em></span><br />
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><em style="outline: 0px;"><br /></em></span>
<br />
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">***</span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">La notte delle Beghine</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjKqKx6VkkzyNmlDErUNT75Pu6wVsozYa0sJzlBrtU0xIsB5zIY8tC1VHvMXq0DM5JEs9UdxCJ6Ko-I_JL8wLpyArgwfcs4Zt-QtwLdxnakVny2FrJNUEVowOmUQ5d9t3a3aS3Rvb1TMMW/s1600/8941792_3453193.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="641" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjKqKx6VkkzyNmlDErUNT75Pu6wVsozYa0sJzlBrtU0xIsB5zIY8tC1VHvMXq0DM5JEs9UdxCJ6Ko-I_JL8wLpyArgwfcs4Zt-QtwLdxnakVny2FrJNUEVowOmUQ5d9t3a3aS3Rvb1TMMW/s320/8941792_3453193.jpg" width="205" /></a></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em;">
<br /></div>
<blockquote class="tr_bq" style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em;">
<div style="font-style: italic; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px;">
<em style="outline: 0px;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Lottare contro lo squilibrio, conciliare i contrari, ristabilire l’armonia. L’unica vera missione che possiamo compiere su questa Terra.</span></em></div>
<div style="font-style: italic; margin-bottom: 0.875em;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Hanno camminato così, strette l’una all’altra, lungo le viuzze ingombre di banchi, di carri spinti a mano, di slitte. Entrambe portano lunghi mantelli di cammellotto usati spesso dalle beghine all’esterno del convento. Non è mai bene per una donna avventurarsi da sola per le strade di Parigi.</span></em></div>
<div style="font-style: italic;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">La vecchia non ha dimenticato il crudele Detto delle Beghine di Rutebeuf, che alcuni cantano ancora: Ora è Maria, ora è Maria, / ora nubile, ora sposa.</span></em></div>
</blockquote>
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">De “La notte delle beghine” di Aline Kiner ho apprezzato l’utilizzo del tempo presente. Il romanzo si svolge in Francia tra il 1311 e il 1313 e narra, attraverso le vicissitudini di alcune donne, la storia delle beghine, sotto il regno di Filippo il Bello. Non ho amato particolarmente le protagoniste, semmai la descrizione minuziosa dell’epoca, dai templari a Margherita Porete, colpevole di aver scritto “Lo specchio delle anime semplici”.</span></span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<div style="background-color: white; font-style: italic; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px;">
<em style="outline: 0px;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Con la condanna per eresia di Marguerite Porete, nei confronti di queste donne dallo statuto informale sono riemerse vecchie lagnanze. Se prima c’era solo il sospetto, generato dalla libertà di cui le consorelle laiche potevano godere, ora si è passati alla messa in stato di accusa.</span></em></div>
<div style="background-color: white; font-style: italic;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Dopo tutto, è qui che sta il loro potere! Marguerite non ha subito il supplizio per perversione. Non dimenticarlo mai. E’ la prima donna a essere stata bruciata per un libro.</span></em></div>
</blockquote>
<span style="background-color: white; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Ho apprezzato la scrittura intensa, reale, talvolta brutale, che trasmette le sensazioni, i desideri e le regole di un’epoca buia.</span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<div style="background-color: white; font-style: italic; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Il marito le aveva infilato al dito un anello d’oro incastonato con un fine rubino, la suocera le aveva affidato un sacchetto da parto* che a suo tempo, lei stessa aveva annodato alla coscia per tutta la durata della gravidanza. – Contiene una pergamena che racconta il parto di Margherita di Antiochia. Ti proteggerà da una morte brutale, come ha protetto me -. Ingoiata da un drago, Margherita di Antiochia era fuoriuscita dalle viscere della bestia perforandole la colonna vertebrale con la sua croce.</span></em></div>
<div style="background-color: white; font-style: italic;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">… le campane di Notre-Dame cominciano a suonare il Vespro. E’ il segnale per le filatrici di lasciare il fuso, per le ricamatrici gli aghi, il sabato e nei giorni prefestivi esse terminano il lavoro, un lavoro che d’inverno si protrae anche dopo il tramonto…</span></em></div>
</blockquote>
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Aline Kiner coglie la complessità dell’universo femminile, portandoci per mano attraverso la crudeltà e la bellezza dell’essere umano. La Francia di Filippo il Bello arriva a perseguitare chiunque destabilizzi il regno: gli ebrei, i templari ed infine le beghine.</span></span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<div style="background-color: white; color: #383838; font-style: italic; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">La ragazzina si prende cura di tutto. Sia in estate che in inverno sparge sul pavimento erbe profumate. Nei periodi in cui il clima è secco, espone al sole le lenzuola e le coperte per eliminare i parassiti. Quando invece è umido, fa asciugare al fuoco gli stoppini delle lucerne. Spalma di miele l’interno dei vasi per catturare le mosche, confeziona tortine di formaggio fritto con polvere di aconito per avvelenare i ratti e i topi che si intrufolano in dispensa. Fa riprendere gusto al vino svampito immergendovi fellandrio e grani di paradiso, smacchia le vesti con piscio mescolato a fiele di bue, mentre usa agresto per le pezze di seta al fine di non farle scolorire.</span></em></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-style: italic;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Dicembre volge al termine, la novena della vigilia di Natale anche, digiuno e preghiera. Mentre nelle campagne i contadini sgozzano il maiale e finiscono di battere il grano raccolto in covoni, le beghine si preparano al più felice evento dell’anno santo. Il dormitorio e le case sono decorati con agrifoglio e fasci di frasche, le donne ripongono i vestiti usuali per indossarne di nuovi…</span></em></div>
</blockquote>
<br />
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><span style="background-color: white; color: #383838;">Il beghinaggio ancora oggi rimane un mistero, come la maggior parte delle donne che hanno attraversato la storia.</span></span><br />
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><span style="background-color: white; color: #383838;"><br /></span></span>
<br />
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">*Miracolosi amuleti atti a facilitare la gravidanza o il parto.</span></em></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: start;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">***</span></div>
<div class="notranslate" id="google-infowindow" style="background-color: white; color: #383838; outline: 0px; text-align: start;">
<div class="gmnoprint" style="outline: 0px;">
<div class="SPRITE_iw_sw0" style="outline: 0px;">
<div style="margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">Non sono, quel che si dice, una cultrice di romanzi storici, se dovessi consigliarvi qualche libro, sceglierei per l’ambientazione e la veridicità del contesto (togliendo dalla lista il famoso “Il nome della rosa”):</span></div>
<div style="margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">“Angelica” di Arthur Philips – 2007 – una “storia gotica” vittoriana,</span></em></div>
<div style="margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">“Annus Horribilis” di Geraldine Brooks, escludendo il capitolo finale che è “fuori da ogni logica” – sulla peste nera del 1666 – 2014</span></em></div>
<div style="margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">“La contessa nera” di Rebecca Johns – la storia romanzata di Erzsébet Báthory (molto romanzata) – 2010</span></em></div>
<div style="margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">“Il segreto della monaca di Monza” di Marina Marazza – 2014 – molto bello</span></em></div>
<div style="margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">“Strane creature” di Tracy Chevalier – la storia romanzata di Mary Anning – 2014</span></em></div>
<div style="margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">“Fiore di Tuono” di Jean Taulé – storia romanzata della serial Killer bretone Hélène Jégado – 2014</span></em></div>
<div style="margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;">
<em style="outline: 0px;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">“Tesi sull’esistenza dell’amore” di Torben Guldberg – 2011 – ed è forse il più bello della lista, ma probabilmente perché è il meno storico di tutti</span></em></div>
<div style="margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">“La guaritrice. Storia vera di Ildegarda di Bingen” di Anne Lise Marstrand-Jorgensen (non ho letto il seguito) – 2011</span></em></div>
<div style="margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">“Il viaggio della strega bambina” di Celia Rees – su Salem – 2001</span></em></div>
<div style="margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">“Lois la strega” di Elizabeth Gaskell – su Salem – 1861</span></em></div>
</div>
</div>
</div>
</div>
SimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7538421737592818415.post-91807225167987198532019-09-12T18:17:00.000+02:002019-09-12T18:23:03.526+02:00La mappa dell'immaginazione<div style="background-color: white; color: #1d2129; margin-bottom: 6px; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVbsaoCiGUpWkLs-L-1e_c7kMjGaHnOTW271k9zws-evQ2lYtXC61cUTNvFWmyAP4DrdXOhmGP5XOXAJxElRUQrFALZ5ZVCIq919Mmv0H_zjCip457LkkIHB9E18fiHzyZS_ST-1A_Pg-3/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="454" data-original-width="302" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVbsaoCiGUpWkLs-L-1e_c7kMjGaHnOTW271k9zws-evQ2lYtXC61cUTNvFWmyAP4DrdXOhmGP5XOXAJxElRUQrFALZ5ZVCIq919Mmv0H_zjCip457LkkIHB9E18fiHzyZS_ST-1A_Pg-3/s1600/1.jpg" /></a></div>
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b><br /></b></span>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>Ogni
volta che raccontiamo una storia non facciamo altro che allargare una
mappa, quella dell’immaginazione.</b></span></span></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>Ogni
racconto racchiude un mistero, un incontro, un’esperienza, un
sogno, una speranza. I personaggi prendono vita quando leggiamo un
testo o guardiamo un film, senza di noi rimarrebbero bloccati tra le
pagine di un libro o sceneggiatura. Ammiriamo la luna e la
raccontiamo, perché siamo suggestionati dalle parole.</b></span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>Abbiamo
bisogno di comunicare all'altro i nostri sentimenti: paura, felicità,
sorpresa. Da ragazza mi piacevano gli eroi appassionati e ribelli,
tipici dei romanzi romantici, e i “racconti di fantasmi”.</b></span></span></span></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>Ero
affascinata dai cigolii e dalle sagome notturne. Se tornassi indietro
non esiterei a studiare “letteratura gotica inglese”
all'università. La mia vita è stata davvero, citando Eric Roth
quello di “Forrest Gump”, come una scatola di cioccolatini (“la
vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti
capita”, cit.).</b></span></span></span></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>Molti non
sanno, e non è un dramma, che il genere letterario “racconti di
fantasmi” nasce nel settecento, quando era in voga “la Ragione”.
In ogni caso, quello che più mi stupisce è che in Italia non
abbiamo mai avuto un Poe, sebbene i primi scrittori inglesi del
genere “gotico” si ispirassero proprio alle atmosfere italiane.
Tra la seconda metà dell’ottocento e inizio novecento, alcuni
autori italiani, come Luigi Gualdo, si sono cimentati nelle ghost
story.</b></span></span></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>I generi
“fantasy” o/e “gotico” risvegliano la nostra natura
infantile. Prendete ad esempio “l’orrore”, è un sentimento
dalle molteplici facce, che allontaniamo “nel mondo reale”, ma
che molti ricercano nei fumetti, pellicole, libri. Spesso si tende a
snobbare un certo tipo di letteratura, dimenticando che perfino
Wilde, Maupassant, Pirandello, Zola ci hanno fatto assaporare
l’inspiegabile “altrove”.</b></span></span></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>Leggiamo i
libri che più ci piacciono o assomigliano. Talvolta lo facciamo per
distrarci, per farci trasportare in altri luoghi e atmosfere. Alcuni
libri ci insegnano qualcosa, altri ci fanno sognare, altri ancora ci
donano spunti di viaggio..</b></span></span></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>Ancor prima
della scrittura abbiamo creato favole, miti, leggende per spiegare
l’inspiegabile, per “spaventarci”, per innamorarci. Abbiamo
iniziato a scrivere la mappa dell’immaginazione e, tassello dopo
tassello, oggi quella mappa è un universo di isole, stelle,
costellazioni.</b></span></span></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><b>Se, ad esempio,
prendiamo la mitologia norrena, troviamo storie di lupi e streghe.
Per farvela semplice, nella foresta chiamata Foresta di Ferro, a est
di Midgard, vive una strega. La vecchia strega genera dozzine di
giganti e tutti hanno l’aspetto di lupi. Il Mana-garmr o Mánagarmr,
il segugio della Luna, inghiottirà la luna, facendo spegnere il
sole. A quel punto i venti si alzeranno ululando in ogni dove. Dai
miti impariamo qualcosa in più sui nostri antenati, soprattutto
accendiamo la luce dell’immaginazione. La “foresta di ferro” e
“il segugio della Luna” risvegliano ricordi ancestrali, ed è lì
che talvolta mi piace tornare.</b></span></span></div>
<br /></div>
SimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7538421737592818415.post-80730508509560496962019-09-12T18:00:00.000+02:002019-09-13T11:35:17.693+02:00West di Carys Davies<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKZo1HXd3C8fYVz8UKhmZcxHPw7H4-gtKJVbhzaLAV_vBhYtGsXjCCBRyC8JMgiHGY6wPZfLPA59D13iKImHsdZL6R1iCFZEgiygKrHzBNm6W0sE_rCei_q0woIBNU-Hb0RcaX_Db7W2Y7/s1600/west-copy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1425" data-original-width="1030" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKZo1HXd3C8fYVz8UKhmZcxHPw7H4-gtKJVbhzaLAV_vBhYtGsXjCCBRyC8JMgiHGY6wPZfLPA59D13iKImHsdZL6R1iCFZEgiygKrHzBNm6W0sE_rCei_q0woIBNU-Hb0RcaX_Db7W2Y7/s400/west-copy.jpg" width="288" /></a></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<b style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;"><br /></b></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<b style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">Inizio col dire che è il miglior libro che abbia letto negli ultimi dieci anni. “West”, grazie anche alla traduzione di Giovanna Granato, è semplicemente ipnotico. Da un libro mi aspetto quel certo non so che. Un racconto senza “azione” è come un film di quattro ore in lingua straniera senza sottotitoli.</b></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“West” racconta la Frontiera americana, quella dei predatori.</b></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Cy Bellman, mite allevatore di muli, legge sul giornale che in una palude del Kentucky sono stati rinvenuti dei resti di giganteschi animali, <em>Incognitum animale</em>. Lascia la Pennsylvania e si dirige verso le terre selvagge, oltre il fiume Missouri, nella speranza di vedere con i propri occhi quelle creature leggendarie. Armato di mappe, qualche arma, tabacco e ninnoli da barattare con i nativi, procede accompagnato da un indiano, chiamato Donna Vecchia Vista Da lontano. Bess, la figlia, ancora bambina, rimane a casa con la zia, in attesa. Col passare del tempo, sebbene abbia solo dodici anni, si trova ad affrontare le attenzioni lascive di alcuni uomini.</b></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“West” attinge dai grandi romanzi americani, eppure Bellman ricorda, nella sua disperata ricerca, Don Chisciotte della Mancia. I personaggi che incontra lungo il cammino gli danno del visionario. Non sappiamo esattamente cosa spinge Cy Bellman ad abbandonare casa e figlia, quello che sappiamo è che amava la moglie defunta, che scrive un’infinità di lettere a Bess. Il commerciante di pellicce francese, Devereux, e il socio, il signor Hollinghurst, sono figli del West, vivono di affari, spesso intrapresi con gli indiani, che a detta del francese sono “ingenui come i bambini”. Il diciassettenne Shawne ha visto il proprio popolo soccombere all’avanzata dell’uomo bianco, accontentarsi di una striscia di terra, in cambio dei vecchi territori. Il giovane indiano ha assistito alla morte della sorella da parte dell’uomo bianco.</b></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Le storie di Bellman, Bess e Donna Vecchia Vista da Lontano si incrociano in questo racconto “popolare”. Il finale è da Fiaba Nera e lascia sentimenti come: dolore, senso di colpa, tristezza e meraviglia.</b></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Ed è la MERAVIGLIA che mi aspetto da un libro. “West” è quasi un miracolo, è evocativo, poetico, drammatico, storico. In poche parole perfetto. Laddove finisce la storia inizia la leggenda.</b></span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Le lettere, ah. </b><b>Trenta piegate, divise in quattro pacchetti legati con lo spago e affidate, in momenti diversi a: </b><b>un agente olandese per la compravendita di terreni e consorte, </b><b>un soldato, </b><b>un frate spagnolo, </b><b>il pilota di uno dei battelli che avevano dato un passaggio a Bellman.</b></span></i></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"> </span></i><i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b style="background-color: white;">(…) Chissà forse il giorno in cui l’agente olandese per la compravendita dei terreni e consorte avevano attraversato il Mississippi, uno dei vogatori era ubriaco. O forse la chiglia della grande imbarcazione aveva urtato un blocco di ghiaccio, o forse la famiglia ammassata sul fondo con i figli, il carro, i due cavalli e la mucca si era spostata all’improvviso tutta da un lato sbilanciandola. Fatto sta che il traghetto (…) straorzò e si capovolse spedendo quasi tutto in acqua, inclusa la consorte dell’olandese e la borsa con la pila di lettere piegate e legate da Bellman. Dopodiché l’acqua gelida cancellò l’inchiostro con cui erano scritti il nome di Bess e un breve paragrafo tutto sgrammaticato che spiegava dov’era casa sua in Pennsylvania, e i fogli piegati s’impregnarono d’acqua come spugne finché, diventati pesanti, s’inabissarono nel letto del Mississippi affondando dentro il morbido fango.</b></span></i></blockquote>
<b style="background-color: white; font-style: italic; text-align: justify;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><br /></span></b>
<br />
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>***</b></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Cary Davies, la scrittrice gallese di “West”, con il suo primo romanzo restituisce ai lettori il senso di timore verso l’ignoto, tema affrontato più volte dai grandi romanzieri americani.</b></span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b style="font-style: italic;">Al ragazzo però avevano detto che i mostri non c’erano più, che si erano dileguati per sempre quando il Grande Spirito, il Grosso Dio, aveva distrutto gli smisurati animali assetati di sangue con il tuono e il lampo perché si erano nutriti della sua gente. E allora veniva spontaneo domandarsi perché il Grande Spirito non avesse distrutto i coloni bianchi venuti dall’altra parte del mare come aveva distrutto gli animali mastodontici.</b><b style="font-style: italic;">(…)</b><b style="font-style: italic;"><br /></b><b style="font-style: italic;">Di una cosa era certo, però: non c’era nessuno Spirito Eccelso. Nessun Grande Uomo nel cielo che vegliasse su di loro. Se un tempo c’era stato, ora non c’era più.</b></span></blockquote>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>***</b></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Non sono una di quelle lettrici seriali che legge libri seriali o di genere. Detesto le catalogazioni, ma sono per la bella scrittura, quella altrui. Se un libro non mi piace, non lo finisco; se un libro mi colpisce, lo ingoio. I libri devono saper parlare, il loro compito non finisce una volta letti. Ecco, se fossi una scrittrice, vorrei “conoscere” la lingua di Carys Davies.</b></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b> ***</b></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Mi piacciono le storie degli esseri umani, del mondo. A ben guardare sono attratta dagli anti eroi come Christopher McCandles e Donald Crowhurst (detto più volte). Tra le mie letture preferite spiccano “Cent’anni di solitudine”, “Orlando” e “Afrodita”; mi commuovo dinanzi ad un petroglifo indiano (americano), all’arte rupestre o a un Dolmen belga, francese o irlandese. L’altro giorno mentre guardavo un documentario sulla Cambogia, ho pensato alla determinazione dei salmoni che risalgono il fiume, ai villaggi lacustri che in estate riemergono dalle acque, alle donne che vivono nelle risaie tra fango e serpi.</b></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Ecco, la vita non può essere catalogata. Sono onnivora, ingoio e risputo e ingoio. Grande Spirito o Kodama, Dea o Dio… qual’è il senso del viaggio? <em>Il cerchio non si chiude. Il tempo non è finito.</em></b></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b><em>Foto di SimonaEmme</em></b></span></div>
SimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7538421737592818415.post-84482055647105194912019-09-12T17:46:00.000+02:002019-09-12T18:31:05.657+02:00Tempora d'Autunno<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8gSX7DQ_lJUcEQ7LGM1CFIpKWLisePBpgy7eCuF3eCUGhaeQGm3YL8NC-bVmm7QHth_lNskQr5wQ3vQtPZXlPudsDEMstlZDRk_QASM0LB3OrzeUMxvVJ9rBebQKg0th1combEcfPQgAO/s1600/natvandebloem.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8gSX7DQ_lJUcEQ7LGM1CFIpKWLisePBpgy7eCuF3eCUGhaeQGm3YL8NC-bVmm7QHth_lNskQr5wQ3vQtPZXlPudsDEMstlZDRk_QASM0LB3OrzeUMxvVJ9rBebQKg0th1combEcfPQgAO/s1600/natvandebloem.jpg" /></a></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; font-family: "Open Sans", sans-serif; font-size: 19px; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-weight: 700;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“Tempora d’Autunno”</b></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>A Cormòns, le verdi colline del Collio custodiscono un segreto dimenticato dalla storia: la sopravvivenza della Compagnia dei Benandanti e della Congrega delle streghe Dominule. Saranno i due giovani Benandanti Gabriel ed Emanuel Furlan e Diana Samer, la figlia della Somma Strega, a togliere i veli che ammantano le due comunità. La storia del loro incontro e della loro irresistibile attrazione è popolata da diversi personaggi che, in un intreccio di amori e verità nascoste, sveleranno rituali e usi degli uomini e delle donne che hanno convissuto con la magia e la medianità fin dalla notte dei tempi e che troveranno l’apice in Leonora Del Zotto, guaritrice e ultima erede di una stirpe di streghe, che ha abbandonato un’esistenza di privilegi per seguire il sentiero della Grande Madre, la prima Dea.</b></span></em></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Di Nataša Cvijanović conoscevo soprattutto i suoi post e le sue lettere (bellissime), sempre piene di entusiasmo e voglia di vivere. Ora conosco anche la sua scrittura, fatta di sfumature, approfondimento e bellezza.</b></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“Tempora d’Autunno” è un piccolo gioiello. I personaggi sono messi a fuoco, ben amalgamati nel contesto che li circonda. La loro evoluzione è scandita dai capitoli, che con l’avvicinarsi della “Tempora”, diventano sempre più coinvolgenti. La narrazione è perfetta, elevata da un intreccio che, se paragonato agli scrittori del passato, fa di Nataša Cvijanović la nuova Elizabeth Gaskell. In partenza, e mi scuserà la scrittrice, pensavo di trovarmi dinanzi al solito romanzo fantasy, con quei cliché ripetuti allo sfinimento, Nataša Cvijanović, invece, mi ha piacevolmente sorpresa. La sua scrittura non è mai banale.</b></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Il libro, e lo dico da ex folclorista e cultrice de “i sei gradi di separazione”, è una vera e propria caccia al tesoro.</b></span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“… Secondo la tradizione contadina friulana gli eventi atmosferici violenti, come il temporale e la grandine, erano considerati robe di man mandade, ovvero provocati da mano cattiva, da entità negative, quasi sempre causati da streghe. Il cerchio di lame era una misura di contro-offesa e protezione che aveva il fine pratico di far scaricare su di esse eventuali lampi, anziché sulla casa, e quello magico di bandire le negatività…”</b></span></em></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b> <em style="color: #383838; text-align: justify;">“… nel duomo di Sant’Adalberto, costruito nel XVIII secolo e noto ai cultori di misteri per la presenza di mummie nelle sue fondamenta. Purtroppo quelle sepolture erano state irreparabilmente danneggiate da un saccheggio avvenuto durante la Prima guerra mondiale. Da allora i sotterranei erano rimasti chiusi…”</em></b></span></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b> <em style="background-color: white; color: #383838; text-align: justify;">“… intingerò queste calze nella grappa e le infilerò ai tuoi piedi insieme ad altre, in modo che l’acol faccia scendere la temperatura del tuo corpo. E’ un metodo antiquato usato dai contadini da secoli, ma funziona”.</em></b></span></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<em style="background-color: white; color: #383838;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“… Era benedante chi nasceva con la camicia, chi conservava un pezzo del proprio amnio attorno al collo per tutta la vita…”</b></span></em></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<em style="background-color: white; color: #383838;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“… secondo la leggenda queste sigarette vennero create nel XIX secolo dal giavanese Haji Jamahri per curare i suoi attacchi di ansia…”</b></span></em></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<em style="background-color: white; color: #383838;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“Fu la badessa tedesca Ildegarda di Bingen a riscoprire le proprietà rigenerative del farro” spiegò la signora, “così io ne prendo sempre qualche tazza la sera. I biscotti, invece, sono fatti di grano saraceno e zucchero di canna. Sono un toccasana per chi, come me, è minacciato dal diabete, perché questo tipo di grano abbassa la glicemia…”</b></span></em></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<em style="background-color: white; color: #383838;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“… era il febbraio 1647. Otto donne vennero arrestate tra la città e la periferia, accusate di aver partecipato a un sabba. Vennero trascinate nel castello di Vipulzano, vicino a Cormons. Fu il conte Mattia Della Torre a occuparsi della vicenda che, caso raro durante tutta la storia della Santa Inquisizione, eseguì tutto l’iter procedurale con l’ausilio di giudici laici. Fu un processo corto, durante il quale si decise che solo due delle accusate erano fattucchiere: Lucia e Antonia. Le altre imputate furono scarcerate, mentre le presunte streghe vennero giustiziate il primo aprile delle stesso anno. Decapitazione e rogo…”</b></span></em></blockquote>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Il vero cuore di Nataša Cvijanović è racchiuso nel capitolo 49, dove si nota l’amore che ha la scrittrice verso la letteratura e la cultura, sinonimi di bellezza e condivisione.</b></span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“… solo in quella stanza, infatti, sua madre non aveva l’ultima parola e la ragazza ne aveva approfittato per realizzar quella che, agli di chi la conosceva, era una follia. Aveva coperto ogni singola parete con scaffali di legno e non era rimasto neanche un piccolo spazio libero, tanti erano i volumi che negli anni era riuscita a raccogliere: tutti i manuali universitari e suoi appunti, tanto per cominciare. Diana era terrorizzata all’idea di dimenticarsi anche una singola materia studiata uno o due anni prima e spesso tornava al libro di riferimento per rinfrescarsi la memoria. In pochi riuscivano a capirla, ma per lei la spiegazione era semplice: adorava la letteratura, sognava di diventare professoressa e insegnare ad altri ragazzi quanta ricchezza fosse presente nei romanzi e, per farlo bene, era certa che fosse fondamentale imprimersi nella memoria quante più informazioni possibili…”</b></span></em></blockquote>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“Tempora d’Autunno” è un giallo “storico” dalle sfumature fantastiche: da leggere!</b></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Un piccolo appunto, da “inventrice di racconti”: i personaggi di Nataša Cvijanović hanno personalità e spessore. Sono risoluti come la scrittrice che li ha creati.</b></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><i><b>Altri libri di Nataša Cvijanović : “La dama e l’aquila”, “Il ricettario d Baba Ljuba” e “Tempora d’Autunno”.</b></i></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Foto di Nataša Cvijanović</b></span></i></div>
SimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7538421737592818415.post-50919057812998317442019-09-12T17:34:00.001+02:002019-09-13T11:33:09.434+02:00Pelle di foca di Melania D’Alessandro<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqllXzbDTsqEaN139c2l53sX8n3yGv2L_LzpOYY4traxVPUXoHDGvlk7Rmbp9pYa7eKUtR3dRKBEXF1qqkxEi48EdEcO-28FMjdPIA3FoWeXpGi76Dapun43nAU1ysqyTu3FdNhYcdatGw/s1600/49949729_1892787977517283_7231905287790133248_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="375" data-original-width="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqllXzbDTsqEaN139c2l53sX8n3yGv2L_LzpOYY4traxVPUXoHDGvlk7Rmbp9pYa7eKUtR3dRKBEXF1qqkxEi48EdEcO-28FMjdPIA3FoWeXpGi76Dapun43nAU1ysqyTu3FdNhYcdatGw/s1600/49949729_1892787977517283_7231905287790133248_n.jpg" /></a></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b><br /></b></span></i></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b><br /></b></span></i></div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Irlanda, dove il confine tra mito e realtà non è così netto.</b></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Là dove l’acqua può diventare la più acerrima dei nemici e al contempo amica fidata, c’è chi racconta storie di selkie e di mondi nascosti.</b></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Brennalyn ama ascoltarle, poiché sa che il suo destino è quello di tornare all’oceano che l’ha generata: ha le mani palmate, gli occhi e i capelli scuri come le donne-foca delle leggende. Tuttavia il paese diffida di lei, raccolta da Fergus la notte di Ognissanti quando era ancora in fasce. Divisa tra terra e acqua, Brennalyn desidera la libertà che solo il mare può darle.</b></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Attraverso il pregiudizio, la superstizione e la solitudine, imparerà a conoscersi, accettando la pelle di foca che l’accompagna dalla nascita.</b></span></i></div>
</div>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b><br /></b></span></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiG2aNHoaZW9UWXVo2AEYjuc1ooeUU2LsHixPUXZueduNXEs_ovU5vSkyB66iXcMMmUeR_TuqqEuGdYcTHMmi3GkhNKqlF_65Jcewa_bSwUo-G0c_jxF7jzPfwR81VxAaJyXnPuB5a0IZKG/s1600/50524940_2328715004026653_8173537598552145920_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="264" data-original-width="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiG2aNHoaZW9UWXVo2AEYjuc1ooeUU2LsHixPUXZueduNXEs_ovU5vSkyB66iXcMMmUeR_TuqqEuGdYcTHMmi3GkhNKqlF_65Jcewa_bSwUo-G0c_jxF7jzPfwR81VxAaJyXnPuB5a0IZKG/s1600/50524940_2328715004026653_8173537598552145920_n.jpg" /></a></div>
<blockquote class="tr_bq" style="clear: both; text-align: center;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif; font-style: italic; font-weight: 700;"><br /></span></div>
<i style="background-color: white; outline: 0px; text-align: justify;"></i><br />
<div style="text-align: justify;">
<i style="background-color: white; outline: 0px; text-align: justify;"><i style="outline: 0px;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>"Brennalyn non vedeva la candida lana: sotto il suo sguardo scorrevano i racconti che lei stessa inventava di ora in ora. I fili e i nodi diventavano allora rivoli d’acqua chiara, dai quali attingeva per stimolare la fantasia. Le sembrava di usare le onde del mare per intessere la sua storia, imprimendola sulla stoffa creata dai movimenti delle mani…”</b></span></i></i></div>
<i style="background-color: white; outline: 0px; text-align: justify;">
</i></blockquote>
<div style="background-color: white; text-align: justify;">
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</div>
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</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Brennalyn raggiunge la libertà, e la propria consapevolezza, dopo una lunga serie di eventi. La scrittrice Melania D’Alessandro narra, attraverso sentimenti ed emozioni, l’integrazione sociale della protagonista, ed è per questo motivo che “Pelle di foca” è un romanzo di formazione.</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Potrebbe, per come è stato scritto, diventare un classico della letteratura. Ricorda, ma non per la storia, romanzi come “Anne of Green Gables” (Anna dai capelli rossi) di Lucy Maud Montgomery o The Secret Garden (Il giardino segreto) di Frances Hodgson Burnett.</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>E’ un libro per tutti, che farei leggere a scuola. E’ educativo, elegante, commovente e soprattutto ben scritto.</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Spesso i romanzi di formazione non si esimono dal manifestare un certo conformismo, la scrittrice, invece, come nei classici della letteratura, racconta una storia dove non c’è un vero buono o un vero cattivo.</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>La peculiarità di Melania è quella di aver scritto un libro imbevuto di disegni (fatti dalla stessa autrice), leggende, fiabe, canzoni, superstizioni e tradizioni irlandesi. Per chi, come me, ama l’Irlanda il romanzo apre tante piccole porticine.</b></span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b><br /></b></span></em><em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“… A Samhain si onoravano i defunti e, come da tradizione, ogni anno i McNamara aggiungevano un posto in più a tavola, quello che sarebbe spettato a Maire, e preparavano insieme il Colcannon, il suo piatto preferito…”</b></span></em></blockquote>
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b><br /></b></span></em></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“Pelle di foca” è speciale perché è originale la persona che l’ha scritto, pur conoscendola appena, si riesce a intravedere la sua umanità.</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Il finale è bellissimo.</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
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<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b><a href="https://www.youtube.com/watch?v=0JhwtExEzqk" rel="noopener noreferrer" style="background-color: transparent; text-decoration-line: none;" target="_blank">https://www.youtube.com/watch?v=0JhwtExEzqk</a></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: transparent; color: black; font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
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</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="margin-bottom: 0.875em;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Non essendo una “critica letteraria” mi spingo un po’ in là, se mi consentite. Non sono di bocca buona, per quante cose legga non mi piace quasi nulla, e non dovrei, lo so, dirlo visto che ho scritto un libro. Cionondimeno, trovo che la scrittura di Melania D’Alessandro si avvicini a quella di Lois Lowry.</b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0.875em;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
</div>
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: justify;">
<i style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;"><b>Della stessa autrice:</b></i></div>
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><i><b>Sogni di Carta</b></i></span></div>
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;">
</span></div>
<div style="text-align: left;">
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>L’arte di scrivere. Regole, tecniche e consigli di scrittura creativa</b></span></i></div>
<div style="text-align: left;">
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>La città nascosta. Alla scoperta del mondo parallelo</b></span></i><br />
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b><br /></b></span></i>
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>***</b></span></i><br />
<i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b><br /></b></span></i></div>
<div style="text-align: left;">
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<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="a-size-large"><i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Le foto, il video, il riassunto appartengono a Melania D’Alessandro</b></span></i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="a-size-large"><i><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>La critica è mia – SimonaEmme</b></span></i></span></div>
</div>
</div>
SimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7538421737592818415.post-11721890923480509462019-09-12T17:24:00.000+02:002019-09-13T11:32:11.165+02:00Il ricettario di Baba Ljuba di Nataša Cvijanović<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEir4RZovnliIAovcs5gQQr4myOro2KaLjYwcCSGHnXkXjR7kiZSL9C2pP-_HOnA1pBQpCYvGM0QAxYrlRXIKSfVip4fC4Hx6vakkd_3aLErPGMnTl07UW5WcCCiMa9fm8wiop4UgvXwFL1H/s1600/51nc9roeu9l-_sx355_bo1204203200_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="499" data-original-width="357" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEir4RZovnliIAovcs5gQQr4myOro2KaLjYwcCSGHnXkXjR7kiZSL9C2pP-_HOnA1pBQpCYvGM0QAxYrlRXIKSfVip4fC4Hx6vakkd_3aLErPGMnTl07UW5WcCCiMa9fm8wiop4UgvXwFL1H/s1600/51nc9roeu9l-_sx355_bo1204203200_.jpg" /></a></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; outline: 0px; text-align: justify;">
<b style="font-family: "Trebuchet MS", sans-serif;">Mi piacciono i libri che trattano di “cucina”: ricettari, romanzi, racconti, biografie.</b></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Ho in comune con la tradizione balcanica il preparare le pietanze a occhio.</b></span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“… nella migliore tradizione balcanica, tutto viene preparato a occhio, o con pochi quantitativi certi. Può sembrare un modo di cucinare impreciso e spaventare le cuoche alle prime armi. In realtà è il metodo più antico e naturale per stare attorno ai fornelli.”</b></span></em><em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Da “Il ricettario di Baba Ljuba” di <span class="fwn fcg"><span class="fwb fcg">Nataša Cvijanović</span></span></b></span></em></blockquote>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Del libro di <span class="fwn fcg">Nataša amo l’atmosfera familiare, la spontaneità, il cuore e soprattutto la tradizione. E’ una lettura veloce, ma non per questo superficiale. All’interno si avverte il profumo del quotidiano fatto di passione e dedizione. </span></b></span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“Liubica Gosti<span class="fwn fcg"><span class="fwb fcg">ć naque a Vranjak, un piccolo villaggio della Bosnia-Erzegovina, nel 1950. Cifra tonda. In un paese che di tondo non aveva proprio niente. Prima di tutto, Vranjak si trovava in mezzo alle colline e per arrivarci bisognava affrontare parecchi tornanti e grosse buche per terra. E poi, nonostante la maggioranza dei paesani fosse serbo-ortodossa, ai tempi della Jugoslavia ci potevi trovare musulmani e cattolici, e così ognuno aveva la sua chiesa e la sua moschea, e per raggiungerle dovevi zizagare fra una collina e l’altra, tra un gruppo di fedeli e uno di titini laici irriducibili.”</span></span></b></span></em></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“… E’ mia volontà scrivere queste pagine per non recidere il filo di sangue che mi tiene legata a una terra che, di sangue, ne ha visto versare fin troppo, forse anche perché i Balcani sono fedeli all’origine del loro nome turco: bal, che significa miele e kan, sangue. Una tragica coerenza…”</b></span></em><em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>“Noi soffriamo di una malattia che non ha una cura. Un malanno dolce come il miele del vecchio Aco, che viveva con le sue api a due passi dal fiume Bosna e struggente come le canzoni del compianto Luis, che con la sua voce profonda e il tamburo, rallegrava le notti del suo quartiere belgradese. Si chiama jugo-nostalgija. E sarà nostra compagna fino a quando i nostri occhi non si chiuderanno e i nostri spiriti si ricongiungeranno agli antenati.”</b></span></em></blockquote>
<blockquote class="tr_bq" style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<em><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Da “Il ricettario di Baba Ljuba” di <span class="fwn fcg"><span class="fwb fcg">Nataša Cvijanović</span></span></b></span></em></blockquote>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Ogni ricetta porta con sé il respiro delle relazioni umane: riconoscenza, affetto e storia. Potrete trovare la “Pita sa Jabukama” che vi farà fremere le narici con il suo profumo di mele e cannella, o la Sataraš (peperonata) che racchiude l’essenza dell’estate.</b></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Ogni cosa è illuminata e a me piace ricordarlo!</b></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Al momento il libro è fuori catalogo, per maggiori informazioni/chiarimenti/curiosità l’autrice la trovate qui:</b></span></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em;">
<a href="https://www.facebook.com/natasa.cvijanovic.31" rel="noopener noreferrer" style="background-color: transparent; color: #0087be; text-decoration-line: none;" target="_blank"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Facebook</b></span></a></div>
<div style="background-color: white; color: #383838; margin-bottom: 0.875em;">
<a href="http://www.arteculturae.it/" rel="noopener noreferrer" style="background-color: transparent; color: #0087be; text-decoration-line: none;" target="_blank"><span style="font-family: "trebuchet ms" , sans-serif;"><b>Arte e cultura</b></span></a></div>
SimonaEmmehttp://www.blogger.com/profile/15903592460438044325noreply@blogger.com