domenica 15 settembre 2019

La notte delle beghine

dipinto di Rogier van der Weyden

Le donne durante il Medioevo vivono sotto la tutela di un uomo o finiscono in convento. Il beghinaggio rivoluziona l'immagine della donna, chi entra nel "beghinaggio" (case o conventi) non è vincolato da voti permanenti. Le donne, ad esempio, possono lasciare il beghinaggio per sposarsi, altre vi entrano con i bambini.

Le beghine si dedicano alla castità e alla carità. Inizialmente sono accettate dalla Chiesa, tuttavia, con il passare del tempo, il loro modo di fare non piace alla gerarchia ecclesiastica. Le donne, in poche parole, non possono decidere della propria vita. In realtà, ci sono anche i begardi, che, come le beghine, hanno scelto una vita morigerata e priva di voti.
Intorno al XII secolo, nei paesi del nord Europa, per volontà di gruppi benestanti, nascono queste case rifugio. Il termine “Beghinaggio” si diffonde nel XV secolo.
Le donne vivono indossando abiti umili, prendendosi cura dei bisognosi e dedicandosi alla preghiera. Non hanno regole precise, ed è per questo motivo che la Chiesa le guarda con sospetto e spesso le considera eretiche.
La parola “beghina” diventa un termine peggiorativo, e ancora oggi non si conosce l’esatta origine etimologica. Alcuni pensano che il vocabolo “beghina” derivi da un prete, Lambert le Bégue, al quale si dà il merito della nascita del beghinaggio, altri ancora credono che il termine voglia dire “pregare” (beggen).
In questo momento, nel XIII secolo, la Chiesa è prudente. Nel 1215, il Concilio Lateranense proibisce la creazione di nuovi ordini religiosi. Jacques de Vitry, uno dei difensori del beghinaggio, ottiene, nel 1216, dal Papa un’autorizzazione “a voce”.
I fratelli e le sorelle del libero Spirito (di cui parlerò in futuro) vengono considerati eretici da Papa Clemente V, di conseguenza le beghine, sospettate di aver intrattenuto rapporti con il movimento de “Il libero Spirito” , finiscono sempre più spesso bruciate sul rogo. Durante il Concilio di Vienna, 1311, il Papa decide di condannare tutte le beghine che non hanno ricevuto l’approvazione dal loro vescovo diocesano. Con il passare dei secoli, nuove accuse di eresia mosse contro le beghine portano alla soppressione di molti conventi. Tra le vittime troviamo Margherita Porete, colpevole di aver scritto “Lo specchio delle anime semplici”.
… nonostante la condanna e il rogo, il libro è sopravvissuto in numerosi esemplari e, in modo inusuale, si è salvato anche il processo inquisitoriale dove però si riscontra soprattutto la pervicace volontà della donna di non presentarsi davanti ai giudici e di non rispondere alle loro domande: un atteggiamento che condurrà anche Margherita al rogo a Parigi il primo giugno 1310.  L’ostinazione a non prestare il giuramento e a non rispondere alle domande mostra il convinto disconoscimento di un’auctoritas, il tribunale della fede e i suoi giudici (…). Margherita tace e lascia parlare il libro che diventa “testimonianza” unica e duratura di una rebellis et contumax. Il silenzio dignitoso e persistente di chi aveva deciso di trasmettere la propria concezione spirituale in forma scritta autonoma senza piegarsi alla mediazione giuridico-dogmatica dei frati-giudici incapaci – per formazione, ruolo e preconcetti – di comprendere le sue posizioni nel dovere di giudicarla e correggerla. Il suo silenzio è eccezionale quanto le sue parole, ed è uno dei pochi casi in cui una donna è autrice del proprio silenzio.
Donne e Bibbia nel Medioevo (secoli XII – XV) tra ricezione e interpretazione di Kari Elisabeth Borresen e Adriana Valerio
Le beghine abitano in comunità autogestite, dove non esiste una madre superiora, ma una signora che le guida. Molte vivono da sole e il lavoro fa parte della loro esistenza. Producono candele, lavano la lana, ricamano, lavorano in fattoria, “curano” e, le più istruite, insegnano.
In generale le donne sono marginalizzate, in particolare le eretiche subiscono un doppio processo di allontanamento dal centro di gravità sociale e religioso: in quanto donne e in quanto eretiche. Nonostante ciò sarebbe assai riduttivo pensare ad un genere "dominante" e ad un genere "recessivo". La pericope paolina "le donne tacciano in assemblea" (mulieres in Ecclesia taceant , 1Cor14,34) motiva canonisticamente il silenzio delle donne, a cui si aggiunge la minorità giuridica delle donne ovvero un giudiziario silenzio sulle donne: un doppio vortice di silenzio. In generale, delle donne non si deve parlare.
Donne e Bibbia nel Medioevo (secoli XII - XV) tra ricezione e interpretazione di Kari Elisabeth Borresen e Adriana Valerio
Fonti: “Donne moderne nel medioevo” di Dieudonné Dufrasne, “Donne e Bibbia nel Medioevo (secoli XII – XV) tra ricezione e interpretazione” di Kari Elisabeth Borresen e Adriana Valerio, “Storia degli ordini monastici, religiosi e militari…” 


***
La notte delle Beghine

Lottare contro lo squilibrio, conciliare i contrari, ristabilire l’armonia. L’unica vera missione che possiamo compiere su questa Terra.
Hanno camminato così, strette l’una all’altra, lungo le viuzze ingombre di banchi, di carri spinti a mano, di slitte. Entrambe portano lunghi mantelli di cammellotto usati spesso dalle beghine all’esterno del convento. Non è mai bene per una donna avventurarsi da sola per le strade di Parigi.
La vecchia non ha dimenticato il crudele Detto delle Beghine di Rutebeuf, che alcuni cantano ancora: Ora è Maria, ora è Maria, / ora nubile, ora sposa.
De “La notte delle beghine” di Aline Kiner ho apprezzato l’utilizzo del tempo presente. Il romanzo si svolge in Francia tra il 1311 e il 1313 e narra, attraverso le vicissitudini di alcune donne, la storia delle beghine, sotto il regno di Filippo il Bello. Non ho amato particolarmente le protagoniste, semmai la descrizione minuziosa dell’epoca, dai templari a Margherita Porete, colpevole di aver scritto “Lo specchio delle anime semplici”.
Con la condanna per eresia di Marguerite Porete, nei confronti di queste donne dallo statuto informale sono riemerse vecchie lagnanze. Se prima c’era solo il sospetto, generato dalla libertà di cui le consorelle laiche potevano godere, ora si è passati alla messa in stato di accusa.
Dopo tutto, è qui che sta il loro potere! Marguerite non ha subito il supplizio per perversione. Non dimenticarlo mai. E’ la prima donna a essere stata bruciata per un libro.
Ho apprezzato la scrittura intensa, reale, talvolta brutale, che trasmette le sensazioni, i desideri e le regole di un’epoca buia.
Il marito le aveva infilato al dito un anello d’oro incastonato con un fine rubino, la suocera le aveva affidato un sacchetto da parto* che a suo tempo, lei stessa aveva annodato alla coscia per tutta la durata della gravidanza. – Contiene una pergamena che racconta il parto di Margherita di Antiochia. Ti proteggerà da una morte brutale, come ha protetto me -. Ingoiata da un drago, Margherita di Antiochia era fuoriuscita dalle viscere della bestia perforandole la colonna vertebrale con la sua croce.
… le campane di Notre-Dame cominciano a suonare il Vespro. E’ il segnale per le filatrici di lasciare il fuso, per le ricamatrici gli aghi, il sabato e nei giorni prefestivi esse terminano il lavoro, un lavoro che d’inverno si protrae anche dopo il tramonto…
Aline Kiner coglie la complessità dell’universo femminile, portandoci per mano attraverso la crudeltà e la bellezza dell’essere umano. La Francia di Filippo il Bello arriva a perseguitare chiunque destabilizzi il regno: gli ebrei, i templari ed infine le beghine.
La ragazzina si prende cura di tutto. Sia in estate che in inverno sparge sul pavimento erbe profumate. Nei periodi in cui il clima è secco, espone al sole le lenzuola e le coperte per eliminare i parassiti. Quando invece è umido, fa asciugare al fuoco gli stoppini delle lucerne. Spalma di miele l’interno dei vasi per catturare le mosche, confeziona tortine di formaggio fritto con polvere di aconito per avvelenare i ratti e i topi che si intrufolano in dispensa. Fa riprendere gusto al vino svampito immergendovi fellandrio e grani di paradiso, smacchia le vesti con piscio mescolato a fiele di bue, mentre usa agresto per le pezze di seta al fine di non farle scolorire.
Dicembre volge al termine, la novena della vigilia di Natale anche, digiuno e preghiera. Mentre nelle campagne i contadini sgozzano il maiale e finiscono di battere il grano raccolto in covoni, le beghine si preparano al più felice evento dell’anno santo. Il dormitorio e le case sono decorati con agrifoglio e fasci di frasche, le donne ripongono i vestiti usuali per indossarne di nuovi…

Il beghinaggio ancora oggi rimane un mistero, come la maggior parte delle donne che hanno attraversato la storia.


*Miracolosi amuleti atti a facilitare la gravidanza o il parto.
***
Non sono, quel che si dice, una cultrice di romanzi storici,  se dovessi consigliarvi qualche libro, sceglierei per l’ambientazione e la veridicità del contesto (togliendo dalla lista il famoso “Il nome della rosa”):
“Angelica” di Arthur Philips – 2007 – una “storia gotica” vittoriana,
“Annus Horribilis” di Geraldine Brooks, escludendo il capitolo finale che è “fuori da ogni logica” – sulla peste nera del 1666 – 2014
“La contessa nera” di Rebecca Johns – la storia romanzata di Erzsébet Báthory (molto romanzata) – 2010
“Il segreto della monaca di Monza” di Marina Marazza – 2014 – molto bello
“Strane creature” di Tracy Chevalier – la storia romanzata di Mary Anning – 2014
“Fiore di Tuono” di Jean Taulé – storia romanzata della serial Killer bretone Hélène Jégado – 2014
“Tesi sull’esistenza dell’amore” di Torben Guldberg – 2011 – ed è forse il più bello della lista, ma probabilmente perché è il meno storico di tutti
“La guaritrice. Storia vera di Ildegarda di Bingen” di Anne Lise Marstrand-Jorgensen (non ho letto il seguito) – 2011
“Il viaggio della strega bambina” di Celia Rees – su Salem – 2001
“Lois la strega” di Elizabeth Gaskell – su Salem – 1861